Nei giorni dell’elezione di Donald Trump come quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti ha spopolato su internet una sequenza di una vecchia puntata dei Simpson ambientata nel futuro, in cui Lisa, ormai adulta, succedeva alla presidenza proprio al tycoon newyorchese. Ora che un evento talmente impensabile da essere protagonista di uno scherzo della famosa serie animata è diventato realtà, sarà interessante vedere come il cinema, il mondo dell’immaginario – specialmente quello americano – reagirà e lo reinterpreterà attraverso i suoi codici.

 
In che modo i film degli Studios assorbiranno e riprodurranno il vago senso di apocalisse – non solo Trump, ma anche il voto inglese per uscire dall’Europa, la crisi dei migranti, la Russia che in un revival distopico della guerra fredda sembra aver manipolato le elezioni americane – che ha caratterizzato il 2016? La fantascienza è sempre stata uno dei generi privilegiati per riflettere sul presente e le sue distorsioni, e nel 2017 ci aspettano almeno due grandi film di Sci-Fi: Alien Covenant (sequel di Prometheus e dunque prequel della saga di Alien) e Blade Runner 2049, anch’esso un sequel del capolavoro del 1982. Uno dei «protagonisti» del nuovo anno alle porte è dunque Ridley Scott, regista di Alien Covenant e del Blade Runner originale, anche se  la regia sarà affidata all’autore di Arrival Denis Villeneuve.
In Alien Covenant  dei coloni dello spazio approdano in un pianeta immacolato, per poi scoprire che è popolato dall’ostile e terribile creatura protagonista della saga. E Scott tornerà anche ad essere produttore esecutivo di una serie tv: The Good Fight, spin off della serie Cbs da lui prodotta e conclusasi quest’anno, The Good Wife, che attraverso le vicissitudini di un’avvocata di Chicago osserva i retroscena del potere e della politica Usa.

 
Un altro film di fantascienza molto atteso del 2017 è l’ottavo capitolo di Guerre Stellari, nuovo episodio del reboot made in Disney che ha avuto inizio nel 2015 sotto la guida di JJ Abrams e che verrà girato questa volta da Colin Trevorrow. Difficile però immaginare che questo nuovo Star Wars sia venato dall’attenzione al mondo contemporaneo del pur non amato prequel firmato dal padre della saga George Lucas, in cui il passaggio dalla Repubblica all’Impero galattico adombrava la presidenza di George Bush Jr.

 
Fuori dai generi classici, e lontano da Hollywood, delle tragedie del nostro tempo si occuperà il nuovo film di Michael Haneke, Happy End, dramma familiare ambientato all’apice della crisi dei rifugiati a Calais, luogo simbolo del fallimento di un’Europa «umanitaria».
Nel panorama  di sequel, prequel e reboot che ci aspetta – un tentacolare universo seriale che domina il cinema americano da qualche anno a questa parte e che è forse la più compiuta manifestazione dell’immaginario apocalittico, o dell’apocalisse dell’immaginario – anche una nota positiva: lo spin off del Grande Lebowski dei fratelli Coen incentrato sul giocatore di bowling Jesus Quintana, girato dal suo meraviglioso interprete John Turturro.