Si sono incontrati, per la prima volta nel 1995, su un treno, in Austria. Nove anni dopo, si sono rivisti a Parigi, dove lui, sposato e con un figlio, era arrivato per la promozione di un libro in cui parlava anche di lei. Li ritroviamo oggi, passati altri nove anni, sposati uno all’altro, con due bambine bionde, in vacanza nel Peloponneso. Jesse (Ethan Hawke) e Celine (Julie Delpy), lo scrittore newyorkese e l’attivista francese, le cui vite sono state cambiate da una notte passata insieme camminando per le strade di Vienna, prendono forma sullo schermo ogni volta come un incantesimo famigliare.

La collaborazione tra Hawke, Delpy e il regista Richard Linklater che ha dato origine a Before Dawn, Before Sunset e al loro ultimo bellissimo film, Before Midnight non ha il determinismo socioantropologico degli Up di Michael Apted ma la sua texture è altrettanto documentaria – il rapporto tra Jesse e Celine, fotografato, a distanza di anni, in tre momenti diversi della giornata (alba, tramonto, mezzanotte) riflette con dolcezza l’inesorabilità di ogni storia d’amore. Con il passare del tempo, di film in film, insieme a qualche ruga che rende più duro il volto di Jesse e più malinconica la luminosità di Celine, e insieme a una maggiore maturità espressiva, Hawke e Delpy portano alla texture di Before Midnight anche la loro esperienza dietro alla macchina da presa (sono entrambi ormai affermati anche come sceneggiatori e registi): se già in Before Sunset avevano co-firmato il copione con Linklater, questo nuovo film è visibilmente il frutto di una collaborazione a tre molto intensa.

Ogni episodio della trilogia arriva con una suspense legata a un lasso di tempo, a un viaggio da intraprendere e a una decisione incombente, che però poi si stempera nella dolcezza degli interminabili passeggi e nel labirinti di parole in cui Jesse e Celine si avvolgono a vicenda, fin dalla prima volta. In Before Midnight, questa danza verbale è una danza di sopravvivenza.
Quando li ritroviamo, all’aeroporto dove hanno accompagnato il figlio di Jesse che sa tornando in America dalla madre, rivederli è il piacere di incontrare due persone che conosci bene, e che si conoscono ancora meglio. Celine impulsiva, cerebrale, diretta. Jesse più obliquo, lineare, rassicurante. Entrambi che non smettono mai di pensare, di interrogarsi sulle cose. È così che si sentono vivi.

Anche se significa ogni volta sfiorare il punto di rottura, rischiare di perdere tutto.
Linklater è sempre stato affascinato da certi milieu e dai rituali del cinema europeo, nonostante faccia un cinema americanissimo. In Before Midnight i riferimenti sono ancora più chiari del solito – e Il viaggio in Italia di Rossellini non traspare solo nella filigrana di questa particolare istantanea di matrimonio con vacanza mediterranea, ma è parte esplicita della conversazione durante un pranzo a casa dell’anziano scrittore greco di cui Jesse e Celine sono ospiti.

È l’ultimo giorno, prima della partenza, marito e moglie hanno davanti una di quelle loro intensissime passeggiate e una notte senza bambine offerta dagli amici nell’ hotel del paese. Hanno davanti anche l’ipotesi di trasferirsi da Parigi a Chicago, per essere vicini al figlio di lui. Ipotesi che Celine vede con timore perché significherebbe cambiare tutto.

Ma, più in là ancora del viaggio che li aspetta l’indomani, e dell’ipotesi di una nuova vita a Chicago c’è davanti a loro, il terrore di tutti quegli anni da passare ancora insieme. Tra i muri bianchi della camera di un albergo semi-vuoto, al tavolino di un ristorante sull’orlo di un mare calmo e buissimo, è Celine, come al solito, che porta tutto sull’orlo dell’apocalisse, cerca «la prova».

Sta a Jesse cercare di ricomporre l’impercettibile senso del loro essere. Anche a costo di usare una macchina del tempo.