L’incendio partito da Gerusalemme che si è esteso rapidamente a Gaza e Cisgiordania, potrebbe offrire l’opportunità a Benyamin Netanyahu di capovolgere una situazione politica che lo vede sul punto di dover abbandonare la poltrona di primo ministro che occupa dal 2009 a oggi.  Dopo aver fallito l’incarico di formare il nuovo governo, a causa della sua personalità divisiva che gli ha creato nemici del suo stesso fronte politico, la destra, Netanyahu non è riuscito a impedire il dialogo tra il capo dell’opposizione, il centrista laico Yair Lapid (Yesh Atid), e il nazionalista religioso Naftali Bennett (Yamina) che pur essendo un alleato naturale del premier e del suo partito, il Likud, pare ora puntare a una soluzione diversa. Lapid, al quale il capo dello stato Rivlin ha affidato l’incarico di formare il governo, nel fine settimana ha detto che i contatti con Bennett avanzano «in maniera positiva». Altrettanto bene sono andati i colloqui tra Lapid e Gideon Saar (Hatikva Hadasha), ex numero due del Likud uscito dal partito in aperta rottura con Netanyahu.

Con la parola d’ordine di rimuovere Netanyahu dal potere e di evitare a Israele le quinte elezioni legislative in due anni e mezzo, Lapid vuole formare un governo di consenso nazionale e si è detto disponibile a far sì che sia Naftali Bennett il primo a servire come premier in un accordo che preveda la rotazione tra i due. A dar sostegno a questa soluzione non è solo Saar ma anche le forze di ciò che resta del centrosinistra e, fatto inedito, il partito islamista Raam (4 seggi). Il leader di questa formazione, Mansour Abbas, che pure per mesi è stato impegnato in un controverso dialogo proprio con Netanyahu e il Likud, ha segnalato in questi ultimi giorni di sentirsi più vicino al tipo di maggioranza che sta provando a mettere in piedi Lapid. E pur di garantirsi l’appoggio esterno di Raam, persino Bennett, che ha sempre guardato con ostilità ai palestinesi, ha espresso un giudizio molto positivo di Abbas. Il quadro che si sta componendo dice che la possibilità che Netanyahu perda la carica di premier, mentre affronta un processo per corruzione, è più che concreta.

La crisi di Gerusalemme e il lancio di razzi da Gaza versa la città santa, aiutano Netanyahu a sabotare il tentativo di Lapid. Il premier uscente, politico dotato di fiuto per le opportunità da cogliere al volo, non mancherà di presentarsi come garante della sicurezza del paese in un momento assai delicato, di fronte a un Lapid che non ha mai governato e vanta una limitata esperienza in campo militare. Non solo. Netanyahu avrà gioco più facile a convincere i deputati dei partiti di destra pronti ad andare con Lapid che i loro leader stanno commettendo un errore a suo dire fatale. E non mancherà di far notare che il governo dei suoi avversari nascerà con l’appoggio di un partito arabo mentre riesplode lo scontro con i palestinesi. La partita potrebbe ancora vincerla lui.