A Milano ieri sui Navigli c’era più polizia che persone. A girare lentamente tra darsena e canali le macchine blu di quella di Stato e quelle bianche della Locale. Assembramenti? Zero. Non ci saranno nuove foto scandalo da agitare per sostenere la tesi dei cittadini indisciplinati che non rispettano le regole. Nella regione con il record europeo di morti e contagiati e la peggior gestione politica della crisi Covid è successo anche questo: per un giorno tutti, ma proprio tutti, si sono accapigliati divisi in due fazioni sul ritorno in strada delle persone e sui presunti assembramenti. In un luogo in particolare, dove la potenza delle immagini ha reso le discussioni incandescenti: i Navigli all’ora dell’aperitivo.

La città si è divisa tra colpevolisti e innocentisti, tra chi ha puntato il dito contro l’irresponsabilità individuale e chi lo ha puntato contro l’irresponsabilità istituzionale. La realtà, fatta di tanti pezzetti, ci dice che con pesi e ruoli molto diversi sono vere entrambe le cose. Ma cosa sta succedendo a Milano?

Sta succedendo che, come raccontavamo su queste pagine nel primo giorno di fase 2, la città ha ripreso a muoversi a due velocità: quella del lavoro invisibile agli occhi dei più, quella della vita comune visibile a tutti. Nel mezzo le nuove regole del Governo con tutte le interpretazioni possibili.

Così le persone hanno ricominciato a popolare strade, parchi, giardini, cortili e mercoledì e giovedì sera è tornato anche l’aperitivo sui navigli, con alcune centinaia di persone per alcune ore lungo i due canali e conseguenti assembramenti che il decreto vieta. Il sindaco Beppe Sala è sbottato con un video su Facebook in un misto tra giusta preoccupazione, incazzatura e paternalismo lavorista.

«Immagini vergognose, o si cambia o chiudo» ha detto Sala. «La città ha bisogno di tornare a lavorare, a la-vo-ra-re» ha scandito a un certo punto del video. Che è quello che accadrà tra dieci giorni con le riaperture del commercio, sempre che la curva dei contagi non si impenni di nuovo. E tra dieci giorni, queste immagini dello scandalo, saranno la normalità. Come reagiremo? Siamo pronti a rivedere le persone ripopolare lo spazio pubblico?

La «battaglia dei navigli» è destinata a tornare, un po’ perché qualcuno irresponsabile lo è davvero, un po’ perché riaprire significa creare le condizioni oggettive che portano le persone ad incontrarsi.

La ricerca del capro espiatorio e la foga da commento social non aiuteranno a superare insieme questa crisi. Soprattutto in Lombardia, dove per il secondo giorno consecutivo ci sono stati poco più del 50% dei nuovi positivi di tutta Italia. 634 nuovi casi e 94 morti, con le cifre totali che salgono a 80.723 per i positivi e 14.839 per i dicessi. Solo il dato dei ricoverati in terapia intensiva continua ad essere positivamente in calo: sono 400, 80 in meno in un solo giorno, erano oltre 1.200 dieci giorni fa. Nella provincia di Milano cresce il numero dei positivi, 201 nuovi casi, il totale sale 21.094.

A Milano città 8.867, 101 casi in più in una sola giornata, un numero leggermente superiore agli 86 del giorno precedente. Milano è sotto osservazione, il commercio chiede di ripartire, le persone si guardano sospettose, il sindaco lancia ultimatum ai suoi cittadini via Facebook. C’è anche chi chiede scusa per un commento un po’ avventato. È l’assessore all’urbanistica Piefrancesco Maran che aveva detto ai commercianti multati alcuni giorni fa per un presidio che è normale venire sanzionati quando si creano assembramenti. «Mi scuso con tutti coloro che sono stati multati sperando che gli venga tolta la sanzione».