Lui non ha un nome: si sveglia una mattina con un fischio nelle orecchie e trova un biglietto che gli ha lasciato la fidanzata per annunciargli che si è presa la macchina per andare a lavoro, e che un suo amico, Luigi, è morto. Il protagonista (Daniele Parisi) della commedia di Alessandro Aronadio, Orecchie, «combatte» così l’intera giornata con il nome di un altro: un vecchio amico di cui però non riesce a ricordarsi in nessun modo. Orecchie è la sua «Via Crucis» dell’assurdo in varie tappe disseminate per Roma: lo studente/rapper a cui dà ripetizioni e che gli deve dei soldi, un assortimento di medici che invece di curargli le orecchie lo sottopongono a visite inutili all’intestino.

Ognuno dei personaggi che incontra ha il volto di un grande nome del cinema e del teatro italiani: Milena Vukotic, Pamela Villoresi, Rocco Papaleo, Piera Degli Esposti. Supplente di filosofia, incapace di «difendersi» dalla follia che lo circonda, il protagonista di Orecchie è un rappresentante della generazione dei trenta-quarantenni italiani – della loro vita precaria avviata verso un futuro incerto che il film racchiude ironicamente nel racconto di una giornata storta. Con tanto di finale volutamente «all’americana» – dice lo stesso Aronadio – in cui l’unica soluzione per trovare un senso alla follia circostante è trovare qualcosa in cui credere, o magari arrendersi ad essa.