Un pasticcio. Risolto bene. Ma tutto si aspettavano i rappresentanti dell’Associazione nazionale partigiani tranne che un atto «di indifferenza e di scortesia» da parte del governo, in vista della festa nazionale del 25 aprile. Ecco come sono andate le cose.

Il 17 aprile la presidenza del Consiglio dei ministri fa partire una circolare indirizzata a tutti i ministri, a tutti prefetti ma anche a tutte le agenzie, le autorità e gli enti dello stato, per far presente che quest’anno per la Liberazione a causa dell’emergenza sanitaria non si terranno cerimonie pubbliche. La circolare firmata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, 5 Stelle, aggiunge che anche «eventuali iniziative di deposizione di corone … dovranno prevedere la presenza della sola Autorità deponente evitando il coinvolgimento di altre autorità o formazioni militari».

Nei giorni successivi alcune prefetture d’Italia informano l’Anpi per la prima volta dal 1946 i suoi rappresentanti non potranno rendere omaggio ai caduti della Resistenza. Lo stesso fanno alcuni sindaci, naturalmente non è estranea la collocazione politica. Per esempio il sindaco leghista di Alessandria scrive ai concittadini compiacendosi di celebrare «in solitudine» la liberazione dalla pandemia.

Nello scorso fine settimana all’Associazione nazionale partigiani cominciano ad arrivare le segnalazioni delle sezioni locali. I partigiani ancora in vita e i dirigenti locali dell’associazione sono molto arrabbiati. Dicono: magari appartati, con un solo rappresentante ma ci saremo comunque, dovunque. Lunedì l’Anpi prende contatto con il ministero dell’interno, dal quale dipendono i prefetti e con il quale tradizionalmente si relaziona per le cerimonie del 25 aprile.

Non è anomalo, viene spiegato, che la circolare sia partita da palazzo Chigi perché lì ha sede l’ufficio per il cerimoniale e le onorificenze. È il contenuto che stona, perché il riferimento alla presenza di una «unica Autorità deponente» esclude automaticamente tutti gli altri. Non bastasse, l’Anpi è un ente morale vigilato dal ministero della difesa, dunque potrebbe rientrare tra quelle «autorità militari» alle quali la circolare esplicitamente vieta di partecipare. Fino a martedì sera si spera che palazzo Chigi corregga le sue indicazioni.

Ma non accade nulla e così ieri mattina la presidenza e la segreteria nazionali dell’Anpi fanno uscire un comunicato molto duro nel quale definiscono «inaccettabile» la «scortesia e indifferenza del governo Conte che mai ci saremmo aspettati». Quest’anno ricorre il 75esimo anniversario della Liberazione, e «mai nessuno ha ostato negare all’Anpi o alle altre associazioni combattentistiche il diritto di onorarla». «Ricordiamo agli immemori o ai nostalgici – si legge nella nota – che la data del 25 aprile 1945 fu scelta con regio decreto quale festa nazionale il 22 aprile 1946 dal CLN Alta Italia». Sottinteso: non da un prefetto o da un sottosegretario.

La nota dell’Anpi smuove la politica, da Leu, Italia viva e Pd arrivano inviti al governo a correggersi. «I rappresentanti delle associazioni partigiane devono poter partecipare ufficialmente nel pieno rispetto delle norme sanitarie», dice il vice ministro dell’interno Mauri (Pd).

I 5 Stelle non intervengono, Di Maio rilascia un’intervista in cui dice che «sicuramente vivremo questo 25 aprile in un contesto diverso e con uno spirito diverso ma tenderei comunque a celebrarlo ricordando i nostri antenati e la liberazione da un regime». Poco dopo dagli uffici di Fraccaro arriva una nota: «La circolare intende semplicemente limitare la partecipazione della autorità pubbliche ed escludere assembramenti. La associazioni partigiane potranno partecipare in forme compatibili». Escono allora alcuni parlamentari 5 Stelle che si dicono soddisfatti per il «disguido» risolto. L’Anpi esprime «soddisfazione per il chiarimento».

Da palazzo Chigi spiegano che la circolare era stata mal interpretata e che non sarà necessario correggerla. Nella nota però sono annunciate «ulteriori indicazioni ai prefetti». In pratica sarà il Viminale a scrivere ai rappresentanti del governo sul territorio per far loro correggere, dove occorre, le prime decisioni. «Noi ci saremo», confermano dall’Anpi. A partire dalla presidente nazionale Carla Nespolo che probabilmente (non è ancora deciso) interverrà nella sua città. Alessandria.