Come sembrano lontani i fasti del j-horror! E come sono fuori tempo massimo questi remake realizzati solo per riscaldare franchise ormai tiepide. Ciò detto, questo Ring 3 tenta di attualizzare la mitologia di Sadako che nella versione Usa diventa Samara. Il regista F. Javier Gutiérrez inietta sane dosi di gotico provinciale americano e con la collaborazione di Sharone Meir, direttore della fotografia di Whiplash crea, soprattutto nella prima, un’atmosfera plumbea, a tratti genuinamente inquietante.

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Le origini di Samara sono ricondotte a un trauma religioso che, senza svelare nulla, fa riferimento agli scandali che hanno investito la chiesa cattolica americana. Le citazioni abbondano, evidente quella di Phenomena nella presenza degli insetti sui vetri ma Gutiérrez omaggia anche film più recenti come Man in the Dark di Fede Alvarez. Anche se ormai i confini fra serialità e sequel sono quasi scomparsi, Ring 3, nonostante i tocchi stile Final Destination, si lascia guardare senza troppi problemi. Un veloce prodotto di consumo destinato soprattutto agli spettatori completisti che sanno bene che Samara tornerà. Ancora.