Parodiando Mies Van der Rohe, Robert Venturi aveva detto che Less is a Bore. Anche Jack Sal, nella sua mostra Ring/Rings/Ring al Museo d’arte contemporanea di Lissone (fino al 9 marzo) mette in discussione i formalismi del Movimento Moderno, ma al contrario di Venturi e di tutta la cultura postmoderna, egli non ne lega l’estetica, semmai ne critica le ideologie. I «rings» di Sal sono la logica conseguenza di una performance realizzata nel giugno 2011 al Caffè Quadri, in Piazza San Marco a Venezia. In quell’occasione l’artista ha fatto dei cerchi usando caffè e latte su fogli di carta fotosensibile. Il segno bidimensionale ed elementare ha continuato a proliferare anche in seguito, assumendo una forma plastica, ottenuta dalla cottura al terzo fuoco di alcune ceramiche. Esiste sempre un «anello mancante» e, per converso, un «anello di congiunzione». I «rings» di Sal mettono in contiguità l’esperienza minimalista e concettuale, ravvivata da una costante frequentazione con l’Europa. Grazie a questa sua formazione transoceanica, l’artista ha sviluppato uno stile che associa elementi primari alla memoria, da lui definita come «l’esperienza che usiamo per capire lo spazio e il tempo nel relazionarci all’arte». Questa definizione del primario non assomma ma diventa essa stessa un assioma.

Ampi cerchi, tracciati a mano libera con un grosso pennello, vengono impiegati nella cultura Zen per favorire la meditazione. Non diversamente dai disegni sumi-e, Jack Sal tende all’essenza della forma, pura e spoglia. Tuttavia: non è il cerchio perfetto quello che egli brama, bensì un campo cromatico che possa diventare un «campo di accadimenti».

Un cerchio non ha direzioni ma dimensioni, e nel caso di Sal anche delle estensioni. Mediante una pittura mesmerizzante – suggestiva e magnetica – l’artista intende disincarnare l’anello in ceramica; le cromie metalliche dell’oggetto si convertono quindi in colori primari che articolano e ridefiniscono gli ambienti espositivi. Attraverso i «rings» Sal realizza dei wall-paintings che scandiscono lo spazio e la luce, stabilendo una relazione anche con lo spettatore e i suoi spostamenti. Riducendo al minimo la manualità, senza mai negarla, l riesce a valorizzare le qualità basilari della pittura: dipinge seguendo il contorno degli anelli, stabilendo così un rapporto ternario tra «oggetto/immagine/opera d’arte».