Segretario Maurizio Landini, l’emergenza coronavirus polarizza le conseguenze sul mondo del lavoro: da una parte chi perde il lavoro o è senza entrate, dall’altra medici e infermieri costretti a turni massacranti.
Quello che viene dal sistema sanitario nazionale è un esempio che dovrebbe far riflettere tutti, a partire da chi ha ruoli istituzionali. Il modo in cui medici e infermieri stanno lavorando e dimostrando che il virus si può sconfiggere è l’esempio migliore dell’eccellenza del settore pubblico in Italia. Hanno il merito di rimettere al centro il lavoro e l’importanza della sanità pubblica e dello stato sociale che negli ultimi decenni è invece stato attaccato e tagliato. Dall’altra parte c’è l’esigenza di tutelare e garantire, anche dal punto di vista sanitario, tutti i lavoratori, prevedendo la copertura salariale per questo periodo di emergenza.

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini

L’emergenza è più forte in regioni come la Lombardia dove la sanità privata ha un ruolo rilevante.
Credo che sia giusto che le strutture private accreditate con convenzioni al sistema sanitario aiutino il pubblico: deve essere un lavoro collettivo con l’obiettivo comune di affrontare l’emergenza. Chiediamo da anni di ridare risorse alla sanità pubblica: prioritari sono le assunzioni di nuovo personale, il superamento del numero chiuso nelle facoltà di medicina a la stabilizzazione dei medici e degli infermieri precari. Vorrei che fosse chiaro a tutti che chi ha isolato il virus sono giovani ricercatrici precarie. Inaccettabile. Ai giovani che scappano dal nostro paese dobbiamo dare il messaggio che le loro capacità, in questo Paese, sono valorizzate, che farlo in un sistema pubblico efficiente e moderno è un valore.

La preoccupazione in questi giorni è di chi non ha un contratto subordinato e – da lavoratore autonomo – ha perso commesse e stipendio tanto che si chiede un «salario di quarantena».
Ciò che si sta evidenziando in questi giorni è che in Italia non abbiamo una tutela universale, a prescindere dal contratto di lavoro. Anche per questo serve un nuovo statuto dei lavoratori che, come proposto dalla Cgil, superi le distinzioni fra lavoro subordinato e autonomo. Che la faccia finita con la guerra fra poveri. Nell’immediato serve estendere gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione a tutte le forme di lavoro e ricorrere alla cassa in deroga in tutte le regioni. È evidente a tutti, però, che non possiamo vivere di Cig. Bisogna quindi pensare fin da ora a come rilanciare il paese. Non possono esserci fasi diverse: l’emergenza e la prospettiva devono andare insieme.

Oggi incontrerete il presidente del consiglio con tutte le parti sociali. Cosa chiederete a Conte?
Prima di tutto chiederemo di estendere a tutti gli ammortizzatori sociali. Ma la prima misura per reagire al coronavirus e al rischio di recessione è, da subito, accelerare sugli investimenti. Il pacchetto da 3,6 miliardi del governo è indubbiamente utile per i primi interventi. Sarà coperto in deficit e perciò avrà bisogno di un passaggio parlamentare perché è stato inserito il pareggio di bilancio in Costituzione. Un errore su cui la politica dovrebbe riflettere. Ci auguriamo che questa emergenza dimostri che il modello di austerità perseguito in tutta Europa ha fatto il suo tempo.

[do action=”citazione”]Subito più risorse al sistema sanitario nazionale, assunzioni, stabilizzazioni e stop al numero chiuso nelle università. Servono ammortizzatori sociali per tutti, anche per gli autonomi[/do]

Sta dicendo che l’emergenza coronavirus può essere l’occasione per cambiare strada?
Penso che in molti stiano leggendo questa emergenza in questo senso. Da un lato il coronavirus partito dalla Cina ci insegna come ormai siamo in un’ottica globale in cui le conseguenze sono planetarie e quindi serve cambiare decisamente modello di sviluppo ridando centralità alla ricerca e al settore pubblico. Dall’altra questo atteggiamento a livello nazionale ci dà la possibilità di riformare il paese tramite il dialogo sociale portando avanti riforme reali: quella fiscale, quella previdenziale che stiamo discutendo col governo.

[do action=”citazione”]Al governo chiediamo di pensare al dopo: più investimenti, una cabina di regia a palazzo Chigi sulle crisi e un’Agenzia per lo sviluppo finanziata anche dalle fondazioni bancarie[/do]

Un governo – il Conte due – che però fino a pochi giorni fa era dato per moribondo…
Noi siamo abituati a trattare con i governi che abbiamo davanti. Finora rivendichiamo di aver portato a casa qualcosa: l’aumento dei salari da luglio, più risorse per il sistema sanitario, il taglio del superticket. Ora è il momento di accelerare investendo almeno un punto di Pil per sbloccare i cantieri, rigenerando le città, scomputando a livello europeo dai vincoli di bilancio gli investimenti verdi e quelli sociali.

Nel frattempo continuano licenziamenti e crisi. Da ieri ci sono 4mila lavoratrici delle pulizie nelle scuole escluse dalla pur giusta internalizzazione del servizio. Oggi potrebbe arrivare la firma dell’accordo Mittal-governo sull’ex Ilva con migliaia di esuberi e la rivolta del sindaco di Taranto.
Per le ex Lsu delle pulizie nelle scuole oggi chiederemo al governo gli ammortizzatori sociali. Quanto a Mittal, il governo sta concludendo il confronto, noi per ora non siamo stati convocati ma abbiamo già anticipato che chiediamo il rispetto degli accordi firmati e nessun esubero. Le crisi aperte però sono tante: Alitalia, Air Italy, Whirlpool. Per questo chiederemo una cabina di regia a palazzo Chigi, un’Agenzia per lo sviluppo nazionale. È il momento di compiere investimenti strategici utilizzando i fondi di previdenza, le fondazioni bancarie: i soldi in Italia non mancano, serve una strategia condivisa che crei gli strumenti e le condizioni per il loro investimento.