E così la macchina della Cgil è partita: la piazza del 25 ottobre – San Giovanni – dovrà traboccare di persone. Altrimenti il flop sarebbe clamoroso, e le battute del presidente del consiglio Matteo Renzi potrebbero divenire ancora più beffarde e taglienti. Ieri infatti sia Susanna Camusso che Maurizio Landini, i due leader Cgil e Fiom in ritrovata unità, hanno cominciato a spronare il proprio popolo di dipendenti, pensionati e precari. Oggi a Bologna il direttivo Cgil che farà il punto.

Ma soprattutto si tratta di una corsa contro il tempo, perché il Jobs Act è già in discussione al Senato e Renzi punta a portare, al vertice Ue sul lavoro dell’8 ottobre, un testo «non pasticciato». Cioè il più vicino possibile all’idea che lui stesso ha della delega: un qualcosa con un nuovo sistema di tutele (quali per ora, e con che coperture è un mistero), basta che sia fatto fuori l’articolo 18.

Landini ha arringato i metalmeccanici dal palco dell’Assemblea nazionale di Cervia: quella che avrebbe dovuto stabilire le modalità del corteo del 18 ottobre, due giorni fa confluito nella piazza del 25 grazie a un accordo con Susanna Camusso. «Penso che aver deciso questa iniziativa sia un fatto importantissimo –ha detto il leader delle tute blu – ed è necessario che la Fiom sia parte decisiva per la sua riuscita».

Il segretario Fiom ha rilanciato con un’altra possibile mobilitazione, annunciando l’imminenza di uno sciopero generale della sua categoria: «Sarebbe importante se l’assemblea desse mandato alla segreteria per arrivare anche alla proclamazione di uno sciopero generale dei metalmeccanici», ha detto.

Landini ha poi invocato la necessità di innovare le forme di protesta: «Le manifestazioni vanno benissimo – ha osservato – gli scioperi sono assolutamente necessari ma, quando fai uno sciopero, i cassintegrati e i precari non possono farlo». Uno «sciopero al contrario», così lo ha definito, in cui si invitano le figure che normalmente non lavorano, o che hanno impieghi saltuari, ad affiancarsi agli scioperanti con momenti di «lavoro utile»: come opere di manutenzione, cura dell’ambiente, sostegno alle iniziative sociali.

Landini ha invitato i fiommini a impegnarsi nella riuscita della manifestazione, spiegando che è importante per dare un segnale al governo. D’altronde, quella di abolire l’articolo 18, e altri analoghi provvedimenti su tagli e blocchi dei contratti, «non sono decisioni prese liberamente dall’Italia, ma sono vincolate dalla Bce e dall’Europa».

Da Roma ha sostenuto le ragioni della protesta anche Camusso: «È strano sostenere di un decreto delega, che ha un suo lungo percorso di attuazione, che è un prendere o lasciare –ha detto la segretaria Cgil – Abbiamo detto tante volte come il tema di unificare il mercato del lavoro sia molto importante e non si possa fare creando nuovi dualismi».

I dualismi che Renzi creerà abolendo l’articolo 18, tra chi oggi lo ha come tutela e chi non lo avrà mai. E Camusso ieri ne ha avute anche per la Confindustria: l’associazione guidata da Giorgio Squinzi negli ultimi giorni ha molto battuto sull’abolizione dell’articolo 18, e ieri si è presa della «desaparecida». «In questa stagione la vediamo così – ha spiegato la leader sindacale – Alterna sostegno al governo a larvate critiche, non vediamo il protagonismo. È l’effetto di una politica che le imprese hanno fatto, non fondata su ricerca e innovazione».

Quanto a Cisl e Uil – più tiepide nei confronti del governo, ma anche rallentate dal cambio al vertice di Bonanni e Angeletti – Camusso si è augurata che si riprendano a fare iniziative insieme: «Ci auguriamo che riprenda un cammino unitario basato sulla piattaforma previdenza-fisco che avevamo definito insieme e che adesso affronti anche i temi del mercato del lavoro».

Ma come si sa sull’articolo 18 le visioni dei tre sindacati, e soprattutto di Cisl e Uil rispetto alla Cgil, non sono convergenti: le prime due hanno aperto a un Jobs Act che elimini la reintegra per i nuovi assunti, mentre il sindacato guidato da Camusso punta ancora a mantenerla in piedi, seppure posticipata di un numero X di anni (si era parlato di 3 inizialmente, ma anche questo termine – sempre che la tutela venga conservata – non è affatto scontato).

C’è da registrare infine la difesa dell’articolo 18 da parte della presidente della Camera, Laura Boldrini: «Credo che l’articolo 18 sia questione non cruciale per il cambiamento – ha detto – Ho incontrato moltissimi imprenditori e ciò che lamentano sono troppe tasse, poco accesso al credito, troppa burocrazia, tempi lunghi della giustizia. Raramente ho sentito l’imprenditore che ha detto il problema è l’articolo 18». «Non credo si faccia ripresa e crescita erodendo diritti a chi ancora li ha».