L’autunno caldo della Fiom di Landini ha tre parole d’ordine: diritto di sciopero, rinnovo del contratto, rappresentanza. Il segretario dei metalmeccanici Cgil ha spiegato di essere pronto a difendere il diritto dei lavoratori a scioperare, attaccato «in modo aberrante» dal governo e da alcune proposte in voga, come quella di Pietro Ichino. «Possiamo chiederci perché non ha funzionato l’attuale normativa per i servizi pubblici, possiamo discutere nuove forme di accordo preventivo tra impresa e lavoratori, ma non si può e non si deve in nessun modo violare il diritto di sciopero garantito dalla Costituzione, perché è un diritto individuale del cittadino».

Maurizio Landini fa riferimento alla proposta Ichino, che è già un ddl depositato al Senato in sostanziale accordo con il governo, secondo cui per poter scioperare sarà necessaria la proclamazione da parte dei sindacati che rappresentano il 50% più 1 dei dipendenti, o – nel caso di organizzazioni minoritarie – il passaggio attraverso un referendum tra tutti i lavoratori, con il 50% dei sì fra i votanti e un quorum del 50% dei dipendenti. «È una proposta che va contro la Costituzione – taglia corto il segretario della Fiom – perché, lo ripeto, lo sciopero è un diritto individuale. Ma poi qualcuno mi deve spiegare qual è il servizio pubblico che viene meno se si fa uno sciopero in un’azienda privata».

Sfida a Federmeccanica

Ma c’è un altro capitolo che sta a cuore alla Fiom, e che certamente terrà molto impegnati i metalmeccanici nel prossimo autunno: si tratta del nodo del contratto. «Dobbiamo partire necessariamente dalla lettera che ci ha fatto recapitare Federmeccanica, in cui dice a noi, a Fim e a Uilm, che se non sarà concordato un nuovo modello contrattuale non ci sarà alcun rinnovo», spiega Landini.

Il segretario della Fiom Cgil dice di aver contattato Fim Cisl e Uilm per chiedere di concordare una piattaforma comune, ma i due sindacati, aggiunge, «non mi hanno neanche risposto, e anzi hanno pensato bene di elaborare una piattaforma separata».

La Fiom non ha la sua piattaforma, al momento, né tanto meno ha già in mente un nuovo modello contrattuale, perché ha deciso di generare le sue richieste alle imprese dopo una grande consultazione di tutti i lavoratori: «Non siamo vincolati all’ultimo modello, che non abbiamo firmato, e tanto meno alla richiesta di aumenti in base all’Ipca – spiega Landini – Tra l’altro segnalo a chi invece quel sistema lo ha accettato, che grazie al fatto che l’inflazione è stata più bassa di quanto previsto, adesso le aziende chiedono addirittura indietro una parte dei soldi».

A Federmeccanica, la Fiom chiederà anche un tavolo per discutere degli andamenti di settore – «perché non è vero che va tutto male, una parte delle imprese tira» – e un accordo per chiedere insieme, al governo, la defiscalizzazione degli aumenti di primo livello.

Il documento base per elaborare la nuova piattaforma contiene in nuce parte di quello Statuto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che la Cgil ha già annunciato da tempo: «Si parla di diritti come maternità, malattia, ferie, riposi, che dovranno essere validi per tutti, anche per gli autonomi e le partita Iva – spiega il leader delle tute blu – Si chiede anche di non applicare parti del Jobs Act. Poniamo poi il problema della riduzione degli orari di lavoro, sull’esempio degli accordi già firmati in Ducati e Lamborghini».

«Anche la Cgil farà una consultazione? – chiede Landini – Bene, se ne era parlato già in febbraio e adesso siamo a fine luglio. Aspettiamo, vedremo. Intanto noi tutti quei principi siamo pronti a metterli già nella piattaforma. E sottolineo che faremo votare tutti, anche i non iscritti: mentre Fim e Uilm, disponendo che si pronuncino solo i loro iscritti, sottopongono la piattaforma a un 15% sul totale di 1 milione di lavoratori interessati».

Al contratto e ai referendum si collega la terza sfida della Fiom: «Continuiamo a chiedere una legge sulla rappresentanza – conclude Landini – e nell’attesa avevamo chiesto a Fim e Uilm di certificare, territorio per territorio, il nostro peso, contando iscritti ed eletti. Ma nulla, anche su questo fronte abbiamo ricevuto soltanto dei no».