«Il consenso di chi lavora, dei giovani che stan cercando lavoro, delle persone oneste in questo paese lui», Renzi, «non ce l’ha. E allora deve decidere da che parte sta». Maurizio Landini parla a Napoli alle telecamere di Sky Tg24, durante il corteo dello sciopero generale della Fiom. Il senso di quello che dice è chiaro: oggi in piazza contro il governo stanno scendendo lavoratori, disoccupati e gente onesta. Ma le parole, la loro costruzione, non sono ben scelte, e si capisce pure: si tratta di un’intervista colta al volo durante la marcia. Per questo sono manna dal cielo per il Pd. Soprattutto per quella parte del Pd che il giorno prima ha apprezzato poco l’attacco forsennato e sprezzante di Renzi alla Cgil lanciato a Bologna, nell’Emilia in cui il sindacato ha ancora un consenso cruciale, e comunque prezioso alla vigilia del voto delle regionali: «Passano il tempo a inventarsi ragioni per fare gli scioperi», e Susanna Camusso e il leghista Matteo Salvini «sono due facce della stessa medaglia», aveva detto Renzi.

Parole, insieme ai fischi ricevuti fuori dal Paladozza, finite sulle prime dei giornali. Parole così pesanti da meritarsi, oltre le critiche degli antirenzisti («Scherza col fuoco», ha titolato il manifesto), persino un preoccupato corsivo sulla prima di Repubblica, non firmato e quindi attribuibile al direttore: «Parole sbagliate», «linguaggio incomprensibile», «banalizza le ragioni della protesta».  Proprio nel giorno in cui il jobs act inizia la sua cavalcata nell’aula di Montecitorio superando senza intoppi il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità e il premier può annunciare che sarà legge entro il 9 dicembre.

E così, in un lampo, la vicenda degli «onesti» diventa un caso. Nel Pd il più veloce a reagire è Matteo Orfini, presidente Pd e testa pensante della ’sinistra renzista’: «Dire che governo non ha il consenso delle persone oneste offende milioni di lavoratori che nel Pd credono. Spiace che a farlo sia un sindacalista», twitta. L’accusa è dura. Si accodano in tanti, ciascuno aggiungendo il proprio carico. Fra i renzianissimi, Ernesto Carbone chiede che Landini «si scusi con 12 milioni di italiani» e Andrea Marcucci parla di «provocazioni, e voglia di nuovi scontri sociali». L’ex ministro Sacconi ricicla la rituale accusa di cattivo maestro: «Insisto a ritenere, sulla base del vissuto italiano degli ultimi 40 anni, che le parole sono pietre. Poi non ci si stupisca se…». Per onestà di cronaca va detto che Sacconi da qualche settimana rivolge la stessa accusa a chiunque critichi il ’suo’ jobs act’. Al confronto, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi distilla una replica molto più composta: «Io personalmente mi ritengo molto onesto. Anzi non onesto, di più». Dalla Fim-Cisl Marco Bentivoglio, segretario generale, parla di «parole gravi» e «livello di toni superati».

Intanto in rete si alza la marea di tweet contro Landini. Non casualmente i primi rilanci dell’hashtag #iosonoonesto appartengono partono allo staff del premier. Il portavoce di Landini prova a smentire le frasi incriminate. La segretaria Cgil Susanna Camusso cerca di smontare l’ambaradàm che si è scatenato: «Alcune persone hanno come unico scopo quotidiano costruire contrapposizioni con le iniziative dei lavoratori, forse potrebbero dedicare il loro tempo a qualcos’altro». Anche Nichi Vendola, uno che di gaffe di parole ha qualche esperienza, interviene: «Possono scatenare qualsiasi polverone su qualche frase infelice. Pensano di cancellare in questo modo il vero fatto di oggi, e cioè un’altra piazza gremita di migliaia di persone che chiedono lavoro, diritti, dignità? Si sbagliano di grosso». Ma c’è poco da fare. Il capo della Fiom rettifica: «Mai pensato, come mi viene attribuito da alcuni mezzi di informazione, che Renzi non ha il consenso degli onesti, ho detto – e ribadisco – che il premier non ha il consenso della maggioranza delle persone che lavorano o che il lavoro lo cercano e che sono nella parte onesta del paese che paga le tasse». Però le frasi alla tv ormai sono su molti siti e alla fine fa ammenda e prova a chiudere la polemica: «Se non sono stato chiaro me ne scuso e ritiro perché non ho intenzione di aprire polemiche assurde. Invito però a fare la stessa cosa, non a usare dichiarazioni a volte infelici per aprire una discussione che non è sul merito dei problemi».