«Anche se il governo Letta cade – ha detto Maurizio Landini concludendo domenica pomeriggio l’assemblea «La via maestra»- la manifestazione a Roma del 12 ottobre per l’attuazione della Costituzione si terrà lo stesso perché non c’è nessuna forza politica oggi in Italia che rappresenta queste istanze». In attesa che la macchina organizzativa parta, questa determinazione ha spazzato via una serie di giustificate riserve e altrettante incertezze che si sono accumulate durante una discussione affollata. In primo luogo il dilemma postmoderno della sinistra italiana: restare rete – movimento di opinione – oppure formare un «soggetto politico» o, meglio, un «partito»?
I promotori della manifestazione per «l’attuazione e non solo per la difesa della Costituzione» (oltre a Landini e Rodotà, Lorenza Carlassare, Don Luigi Ciotti e Gustavo Zagrebelsky) sono stati chiari: di «partiti» non se ne parla. L’insistenza sul «come» sul «dove» e sul «cosa», invece del «chi», segna un ribaltamento rispetto alle operazioni opportunistiche, nominalistiche ed elitarie a cui la sinistra è abituata. Ma come più di qualcuno ha detto nel corso dell’assemblea, a furia di negare qualcosa («non vogliamo essere un soggetto politico») è inevitabile che qualcosa si affermi. E non solo per un gioco della dialettica. Landini ha enunciato qualcosa che viene trattato con prudenza dagli altri promotori. La costituzionalista Lorenza Carlassare che ha ribadito la natura di «movimento di opinione», culturale nel senso più ampio del termine, per non confondere questa creatura con la Sinistra Arcobaleno, Rivoluzione Civile e altri mostriciattoli.. Questa insistenza indica l’intenzione di affrontare una caratteristica del neoliberismo e la sua insistenza sul «prodotto» e non sul «processo» (Marco Bersani della «Nuova finanza pubblica»). Questo è il progetto: costruire una cultura condivisa sulla Costituzione uscita dal Dopoguerra. Poi, se è il caso, fare liste elettorali.
Per farlo ci sarà bisogno di riscaldare i cuori. E chiarire l’obiettivo del conflitto contro i partiti e i soggetti sociali che sostengono le larghe intese. Questo elemento è emerso nel corso dell’assemblea quando è stato evocato il reddito, la lotta al precariato e la difesa dell’articolo 11 contro la guerra, elemento mancante nel testo di lancio dell’iniziativa. Guido Viale ne ha segnalato la mancanza, e il rischio di lasciare questo articolo della Costituzione nelle mani del solo Letta. È servita la polemica di Rodotà contro Letta che ha tacciato di «conservatorismo» la manifestazione del 12. Resta da capire sequesto nuovo «spazio politico» entrerà in conflitto con il Pd «renziano», che ha fatto propria la dialettica «conservazione» contro «progressismo», a quanto sembra sposata anche da Sel. Un’altra incognita è il rapporto con i movimenti, quelli dei beni comuni ma non solo. Domenica non sono intervenuti. Sandro Medici (Rete delle città solidali) ha indicato la necessità di aprire questo spazio. E sulla strada c’è chi non si riconosce nella «società civile», ma nelle pratiche di cittadinanza o del conflitto. Senza dimenticare le manifestazioni del 18-19 ottobre dei sindacati di base e i movimenti per la casa. Il mondo fuori dalla «sinistra» è frammentato e forse diverso dalle culture politiche, pur ammirevoli, del Dopoguerra. Bisogna riconoscerlo.