Che possa essere Maurizio Landini l’antidoto a Beppe Grillo lo si desume da quelle parole sull’immigrazione che lo collocano agli antipodi dei post del comico genovese e che una piazza del Popolo gremita approva senza remore. Cosa dice il segretario della Fiom di così opposto al fondatore del Movimento 5 Stelle? Che la legge Bossi-Fini va abolita senza se e senza ma, ad esempio, e con essa il reato aberrante di clandestinità. Che insieme ad essa va espunta dall’ordinamento giuridico italiano un’altra legge che porta la firma dell’ex segretario di Alleanza Nazionale, questa volta insieme al cattolico “moderato” Carlo Giovanardi: quella che «ha mandato in carcere tanti giovani per uno spinello». Una volta eliminate queste, spiega Landini – e insieme ad esse la ex Cirielli sulla recidiva – le carceri sarebbero deflazionate di migliaia di poveracci, soprattutto migranti. Ancora: agli immigrati va garantita una cittadinanza piena, e con essa ogni diritto civile e sociale, alla casa, al lavoro, «al voto», sottolinea il sindacalista più amato dal popolo di sinistra strappando una vera e propria ovazione. Il punto di partenza è ancora una volta la Costituzione che, interpretata in maniera «dinamica», per dirla con Landini, o estensiva, come sosterrebbero i giuristi, fornisce gli strumenti giusti per intervenire.

È questa la «via maestra» sull’immigrazione secondo i promotori della manifestazione di ieri, quasi un manifesto dell’opposizione sociale che mette d’accordo un’area vasta della sinistra – non solo chi ieri era in piazza, in tutta evidenza – ma stride con il grillesco «l’abolizione del reato di clandestinità non era nel nostro programma».
Come la mettiamo con i grillini rei confessi ieri in piazza – con tanto di bandiere e t-shirt – e con i simpatizzanti disseminati tra il pubblico? Bene, a quanto pare, visto che non si sono ascoltati mugugni alle parole di Landini e neppure a quelle, analoghe sui temi sociali e dell’immigrazione, di un’altra figura particolarmente ascoltata dal composito, e per alcuni aspetti singolare, movimento che si è visto in piazza ieri: don Luigi Ciotti. Anzi, gli applausi si sono sprecati.

Non che ci fossero, nel serpentone che si è snodato da piazza della Repubblica e piazza del Popolo, segni particolari che orientassero il senso della manifestazione sul tema delle politiche migratorie del nostro Paese, a pochissime ore dall’ennesima tragedia al largo di Lampedusa: le bandiere listate a lutto di Sel, uno striscione «non siamo clandestini, siamo i nuovi cittadini» portato da un gruppo di maghrebini, un cartello solitario «morire d’immigrazione uccide la Costituzione» e poco altro.

Ma dal palco la richiesta di abolizione della Bossi-Fini si ripete, oltre che nella parole di Landini anche in quelle dell’editorialista di Repubblica Giovanni Valentini. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro ha raccolto quasi 100 mila firme contro il reato di clandestinità e forse i tempi sono maturi perché qualcosa accada, visto che il premier Enrico Letta a stretto giro risponde da Venezia che lui la legge la cambierebbe, e abolirebbe il reato di clandestinità, se non ci fossero Angelino Alfano e le larghe intese a impedirlo e a tenere alta la bandiera del securitarismo.

Analoghe contraddizioni attraversano l’opposizione: il movimento grillino è deflagrato dopo il post del leader maximo pentastellato e del guru Gianroberto Casaleggio, ma l’emendamento per abolire il reato di clandestinità fortunatamente non è stato ritirato. E la questione dell’immigrazione sarà fondamentale anche per capire se quello sceso in piazza ieri, come sostiene il segretario di Sel Nichi Vendola, possa aspirare a essere l’embrione di un «blocco sociale dell’altra Italia». O comunque, concludendo con Landini, un «fatto nuovo» nella politica italiana.