Una Assemblea organizzativa molto precongressuale per la Cgil. La pandemia ha dilatato i tempi e dunque a Rimini si tiene il passaggio solitamente di metà mandato nello stesso anno del congresso che a fine anno rinnoverà la confederazione guidata dal febbraio 2019 da Maurizio Landini. Nella sua relazione il segretario generale della Cgil lancia le sue parole d’ordine per il futuro del sindacato: rappresentanza e lotta alla precarietà.

Due concetti che Landini ha declinato in questi anni e che dal palco di Rimini ha rilanciato con proposte concrete. «Vogliamo costruire un sistema di rappresentanza fondato sulla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Per questo a Cisl e Uil proponiamo di dare vita a una stagione di elezione delle Rsu in tutte le imprese con più di 15 dipendenti e dove ci sono le Rsa chiediamo di optare unitariamente per la loro eleggibilità e non per la nomina da parte dell’organizzazione». Una sorta di Rsu day per favorire la partecipazione.

Sulla lotta alla precarietà Landini rilancia l’idea di «introdurre un contratto unico di inserimento al lavoro a contributo formativo e finalizzato alla stabilità occupazionale, di condizionare i finanziamenti e le agevolazioni pubbliche alle imprese alla stabilità del lavoro». Ancora più esplicita l’indicazione: «Vanno aperte vertenze per la stabilizzazione dei lavoratori precari. La battaglia contro la precarietà deve diventare la carta d’identità del sindacato confederale. Per far sentire rappresentati i precari serve che chi ha il posto fisso scioperi per le stabilizzazioni», sottolinea Landini.

A queste direttrici si affianca poi il rilancio delle Camere del lavoro e il ruolo dei delegati per «mettere i lavoratori al centro del cambiamento».
Arriva poi il messaggio per il governo con cui si spera a breve in un accordo sulle pensioni post Fornero: «Serve una seria riforma fiscale – ha detto Landini – : finora l’intervento operato è per noi insufficiente. Ma il governo deve cambiare anche metodo di confronto: non è sufficiente ascoltare il sindacato, poi riunirsi con la maggioranza e richiamarci per informarci di cosa hanno deciso». Un ragionamento che vale anche per il caro energia: «Il governo si confronti con noi e rilanci le energie rinnovabili».

Nella dialettica sindacale, dopo lo sciopero separato, Landini avverte la Cisl: «Non vediamo oggi le condizioni di un generico patto sociale e di un’indistinta concertazione», rilanciando però la sua idea di unità sindacale: «Dobbiamo ragionare con un profilo diverso: nel nostro tempo non vedo ragioni di appartenenza politica e partitica che siano un ostacolo per un sindacato unitario, un soggetto plurale che deve nascere dal basso e sia fondato sulla democrazia, l’autonomia, la partecipazione e sulla rappresentanza di ogni forma di lavoro».

La risposta arriva a stretto giro dal segretario confederale della Cisl, il ravennate Giorgio Graziani, spedito a Rimini in assenza di Luigi Sbarra. «Occorra un sindacato dialogatore, partecipativo e non conflittuale. Ma oggi queste sono posizioni che non ci vedono così vicini. L’unità infatti non è uno slogan né un dogma. Si costruisce se si vuole costruire», è il messaggio della Cisl.

Molto combattivo l’intervento di Pierpaolo Bombardieri – ormai stabilmente più a sinistra di Landini – che ha attaccato frontalmente Confindustria su caro bollette e inflazione. «Il Patto della fabbrica che basa i rinnovi sull’Ipca, l’inflazione depurata dalla componente energia, per noi non esiste più e lo spiegheremo con le richieste salariali delle prossime piattaforme contrattuali. Senza risposte alle nostre richieste di aumenti salariali dico a Confindustria che la Uil non ha mai rimosso dal proprio vocabolario il termine conflitto», avverte Bombardieri, con timidi applausi della platea.

Tornando alla Cgil l’Assemblea precederà di poche settimane i cambi nella segreteria confederale. A lasciare saranno Roberto Ghiselli (per un incarico previdenziale) più Rossana Dettori e Ivana Galli per limiti di età. A sostituirli arriveranno Francesca Re David – in Fiom è da tempo pronta la successione con Michele De Palma – con la delega pesante dell’organizzazione che andrà a Luigi Giove (segretario dell’Emilia-Romagna, ex braccio destro di Vincenzo Colla) e il moderato Christian Ferrari del Veneto. Ancora da individuare l’ultimo posto che sarà comunque occupato da una donna.

La tre giorni di Rimini si chiuderà domani. Senza sorprese. La Cgil oramai è tutta unitaria.