È il vero default che preoccupa Berlino. Un fallimento politico, economico e sociale ormai conclamato. Un buco nero più profondo di quello di Atene. La Grecia? Resta saldamente dentro i confini. E parla – perfettamente – tedesco…
A 25 anni dalla «riunificazione» la Grosse Koalition fa i conti con la bancarotta (non solo) dei Land dell’ex Ddr. Il risultato è un esercito di indigenti che si ingrossa a vista d’occhio.

Tre milioni di cittadini sotto la soglia di povertà; 400 mila abitazioni in cui non si accende nemmeno più il riscaldamento; altre 500 mila persone fanno i salti mortali per mettere insieme pranzo e cena; altrettanti pensionati a cui non basta più l’assegno mensile.

Assistiti, soccorsi, finanziati. Tutti a carico dei ricchi «terroni» della Germania del Sud che pagano – a pie’ di lista – la social card con cui campa il 7,6% dei tedeschi.

È il «modello Nord Est» del Paese che guida l’Europa: anche l’ennesimo doppio-standard della Bundesrepublik che vale soltanto per chi ha il passaporto federale.

Nessun segreto di Stato, anzi. Basta aver voglia di sfogliare, come sempre, i dati ufficiali. Quelli diffusi dal portale Statista di Amburgo parlano da soli. Analizzano la distribuzione geografica dell’Hartz IV (il pacchetto di aiuti sociali varato 11 anni fa dall’ex cancelliere Spd Gerhard Schröder) e disegnano la mappa dei nuovi e vecchi poveri della Germania.

Ad aprile 2015 la situazione era la seguente: il 16,5% delle indennità (399 euro al mese a persona) viene assorbito da Berlino, il 14,6% dalla città-stato di Brema, l’11,9% dalla Sassonia Anhalt, l’11,7% dal Mecleburgo-Pomerania Anteriore e il 10,5% da Amburgo. Seguono Brandeburgo (9,6%), Nordreihn-Westfalia (9,4%) Sassonia (9,3) Saar e Turingia (8%) insieme allo Schleswig-Holsten (7,9%). Appena sotto la media si classificano Bassa Sassonia (7,5%) Assia (7,1%) e Renania-Palatinato (5,7%). Di fatto i Land dell’ex Ddr si «mangiano» il 9,9% degli aiuti, mentre i «cugini» dell’ex Germania Ovest si fermano a quota 6,5%.

A pagare, da oltre un decennio, sono gli svevi del Baden-Württemberg (4,2%) e i bavaresi che usufruiscono solo del 3,5% delle risorse Hartz IV. Un Paese a due velocità, proprio come l’Europa. E un muro sociale più insuperabile della vecchia cortina di ferro, che divide ancora gli ossi dai wessi.

Ma non basta, perché a livello Hartz IV stanno precipitando anche i pensionati. Secondo Destatis (l’istituto statistico federale) a fine 2013 la quota di Over 65 sulla soglia della povertà aveva raggiunto 499.295 tedeschi (+7,4 rispetto al 2012). Le più colpite sono le donne e chi vive nelle città-stato come Berlino o nelle aree portuali di Brema e Amburgo, particolarmente investite dalla recessione.

A questo si aggiungono 600 mila persone che non hanno i soldi per comprare un mezzo di trasporto, e metà del campione analizzato che non può permettersi neppure una settimana di vacanza durante l’anno.
L’ultimo scalino è occupato dalla casta di miserabili e nullatenenti «intoccabili» perfino dalla statistica. Sopravvivono grazie agli aiuti della Caritas o di Mission, l’equivalente della chiesa evangelica: fanno la coda dalle 8 del mattino ai centri nelle stazioni ferroviarie (a Berlino allo Zoo e Ostbahnof) per due brioche e una tazza di tè; raccolgono i vuoti delle bottiglie di birra (valgono 8 cent l’una); aprono la porta o fanno i custodi delle biciclette di chi entra nelle filiali bancarie.

Un vero e proprio dramma come e peggio di quello greco, di pubblico dominio almeno da gennaio. «Il numero di lavoratori con reddito appena al di sotto o leggermente al di sopra dell’Hartz IV è allarmante» aveva detto sei mesi fa Ulrike Maschner, 76 anni, presidente dell’associazione VdK Deutschland, in un’intervista al Saarbrücker Zeitung.
Fa il paio con la spia accesa sulla rete N24 da Ulrich Schneider, direttore generale del Deutsche Paritätische Wohlfahrtsverband: «Abbiamo bisogno in primo luogo di aumentare il salario minimo (da gennaio è 8,5 euro all’ora ndr) e dobbiamo accompagnare questa politica con assegni familiari più elevati per le famiglie a basso reddito e aumenti dei sussidi per l’alloggio». È il lato B dell’inflessibile Germania di Angela Merkel. E – parafrasando il motto dell’ex borgomastro della capitale Klaus Wovereit – l’altra faccia della medaglia di «Berlino (sempre più) povera e (sempre meno) sexy».