L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della tv pubblica, parla di «censura senza precedenti» nei confronti del vertice di viale Mazzini. In effetti la presa di posizione dell’Anac sulle nomine Rai – sollecitata con un esposto presentato proprio dall’Usigrai – è un inedito. Anche perché il nuovo piano aziendale che ha piantato paletti ancora più fitti per quanto riguarda le disposizioni anticorruzione è in vigore dal 26 gennaio 2016. Ma le verifiche dell’Autorità guidata da Raffaele Cantone hanno riguardato anche nove assunzioni effettuate mentre era in vigore il precedente piano anticorruzione (2015-2017).

In tutto, sono state passate al setaccio 22 posizioni di dirigenti chiamati dall’esterno. L’Anac premette che non è di sua competenza valutare «la legittimità o meno delle procedure di assunzione o dei requisiti di partecipazione delle procedure concorsuali» né «la legittimità dell’ammontare degli stipendi», ma solo «l’applicazione e l’efficacia» delle misure previste dai piani anticorruzione. Dopodiché avanza una serie di rilievi sulle nomine effettuale nella Rai a guida Antonio Campo Dall’Orto: dalla mancata ricognizione preventiva delle professionalità interne attraverso il job posting al conflitto di interessi (in un caso in particolare) a irregolarità procedurali.
Un parere, quello dell’Anac, non vincolante per viale Mazzini, che comunque «esaminerà a fondo» le raccomandazioni dell’Autorità – replica l’azienda – spiegando che comunque l’Anac ha rilevato la «sostanziale correttezza dei principi adottati» nelle assunzioni.

Ma la polemica politica monta immediatamente e il Codacons ipotizza addirittura l’apertura di un’indagine chiedendo a Cantone di girare gli atti alla Procura di Roma. Per il momento, gli atti dell’Anac, come previsto, sono stati trasmessi alla Corte dei Conti – che ha il compito di valutare eventuali danni erariali – e al Tesoro, azionista della Rai con il quale l’azienda annuncia che «aprirà un confronto».

Tra i casi esaminati, e per i quali l’Anac segnala la mancata selezione attraverso il job posting, ci sono quelli della direttrice di Raitre Daria Bignardi e della responsabile di Raidue Ilaria Dallatana, del direttore editoriale informazione Carlo Verdelli e del direttore di Raisport Gabriele Romagnoli. Anche l’assunzione di Gianluca Semprini, giornalista chiamato da Sky per condurre Politics su Raitre in sostituzione di Ballarò (scelta che per ora non si è dimostrata felice: martedì si è fermato al 3%) è avvenuta con «gli stessi limiti e le stesse carenze evidenziate» per le 21 assunzioni di dirigenti esterni effettuate dalla Rai, segnala ancora l’Anac. Si salva invece Roberto Bagatti, chiamato dal direttore generale Cdo a ricoprire lincarico di «Chief of Brand and Creative»: su di lui, nulla da eccepire. Mentre l’«ipotesi di conflitto d’interessi» – segnala l’Anac – riguarda il capo della sicurezza interna Genseric Cantournet: a effettuare la selezione per quell’incarico – come aveva scritto il Fatto quotidiano – sarebbe stata la società di cacciatori di teste Salvia, Cantournet & Partners di cui è amministratore delegato il padre del prescelto, Bernard. A viale Mazzini già si parla di possibile licenziamento. Il ministero dell’Economia, spiega ancora l’azienda, valuterà invece le posizioni di Guido Rossi (capo dello staff del direttore generale) e di Luigi Coldagelli, arrivato a viale Mazzini per ricoprire l’incarico di responsabile delle relazioni con i media da via Arenula, dove era il portavoce del ministro della giustizia Andrea Orlando.
La Rai invece vuole sottolineare che a differenza di quanto sostenuto nei mesi scorsi non è stato superato il tetto del 5% di dirigenti esterni.

Il parere dell’Anac sarà discusso anche dalla commissione di vigilanza Rai, dalla quale si levano già parecchie voci. Ovviamente anche quella di Michele Anzaldi, renziano sempre pronto a puntare l’indice anche sulle scelte dei vertici renziani di viale Mazzini: «Mesi di allarmi e denunce su inopportunità, irregolarità e assenza di job posting. Serviva Cantone per fermarsi?», scrive su Facebook. «Il parere dell’Anac costituisce una censura secca dell’operato dei vertici Rai e conferma le nostre ripetute obiezioni in merito alla gestione dei contratti per i dirigenti e le risorse esterne all’azienda», dice anche Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana. «Vertici Rai pasticcioni», commenta il capogruppo dei 5 Stelle in vigilanza, Alberto Airola. Che, come Maurizio Gasparri, chiede un’improbabile – salvo eccezioni – revoca dei contratti.