3 ottobre 2013, 368 cadaveri venivano ripescati dal mare. 368 bare, molte delle quali rimaste senza nome, sono state seppellite in vari cimiteri della Sicilia. A Lampedusa non c’era più spazio per le vittime del naufragio avvenuto durante una pericolosa traversata. E i naufragi continuano, solo nel 2014 le vittime sono già 3.000.

3 ottobre 2014, giorno della memoria, non ancora riconosciuta dal parlamento italiano come richiesto dal Comitato 3 ottobre. Ma Lampedusa non dimentica e chiama le autorità italiane ed europee ad assumersi le proprie responsabilità: «Chiamiamo i politici a calpestare i luoghi del dolore per far nascere la speranza. Quei morti non sono vittime del mare ma delle nostre leggi, delle nostre politiche» sostiene la sindaca Giusi Nicolini che ricorda il 3 ottobre di un anno fa come «un giorno di dolore, di lutto, rabbia, amarezza, di odore della morte».

Un luogo di incontri

Adal, 23 anni, eritreo, che nel naufragio di un anno fa ha perso il fratello, ha chiesto all’Italia che permetta l’identificazione delle vittime dello scorso anno e all’Europa di aiutare i salvataggi in modo da evitare altre tragedie. Dopo questo appello è stata Nicolini ad aprire l’incontro con le autorità che si è tenuto in una sala dell’aeroporto blindato dalle forze di sicurezza. La sindaca ha chiesto di cancellare leggi ingiuste e stabilire corridoi umanitari perché «la mia isola non debba più contare i morti», Lampedusa non deve più essere una frontiera invalicabile ma deve diventare la «porta d’Europa, un luogo per accogliere i giovani che vogliono valicare le frontiere, un luogo di incontri culturali».
Giusi Nicolini ha anche sottolineato le difficoltà di un’isola che, tra l’altro, paga il gasolio più caro, dove la popolazione deve vendere la casa per potersi curare, qui non c’è un ospedale: anche questa è un’ingiustizia europea. Invece Lampedusa potrebbe diventare una risorsa non solo per chi deve sfruttare il petrolio del nostro mare.

Il discorso accorato della sindaca non ha lasciato spazio ai contestatori del collettivo Askasuva che hanno protestato davanti all’aeroporto contro la passerella dei politici. Hanno poi ottenuto che una delegazione entrasse nella sala.

Ai politici gli organizzatori dell’incontro hanno stato chiesto di rispondere a precise richieste per evitare nuove stragi. La presidente della camera Laura Boldrini, dopo aver riconosciuto l’europeizzazione dell’emergenza Lampedusa, ha affermato che Frontex plus o Triton, che dovrebbe sostituire la missione Mare nostrum, non deve limitarsi a pattugliare i mari territoriali dei paesi europei ma deve avere il mandato per il salvataggio in mare. Ma per fare questo non bastano i 9 milioni stanziati dall’Unione europea, ha sostenuto il presidente del parlamento europeo, Martin Schulz, che propone un coinvolgimento di tutti i 28 paesi dell’Unione.

In Italia lo chiamano «nazista»

Il presidente del parlamento europeo, è stato interrotto ripetutamente dai militanti di Askavusa che l’hanno apostrofato con l’epìteto di nazista (era stato Berlusconi a definirlo un kapo). «È divertente – ha risposto – solo in Italia mi chiamano nazista». Schulz non si nasconde tuttavia le difficoltà dovute alla presenza nell’assemblea di Strasburgo di «stupidi», forze per l’appunto naziste e razziste.

La ministra degli esteri italiana Federica Mogherini sebbene aspetti ancora, la settimana prossima, l’esame del parlamento europeo che deve ratificare la sua nomina a lady Pesc, avrà sicuramente un ruolo importante in Europa. Che lei, su questi temi, vuole condividere anche con i ministri degli interni. In effetti il tema della migrazione riguarda entrambi i ministeri. Sono in molti ormai a sostenere che per sottrarre i profughi alla criminalità degli scafisti occorra stabilire già nei paesi di partenza chi può godere del diritto d’asilo in modo che i profughi possano ottenere un visto per entrare legalmente in Europa. E arrivare con una nave o magari in aereo invece che sulle carrette del mare.

Irrealistico pensare alla Libia

Molti profughi arrivano dalla Libia ma pensare di poter chiedere proprio al governo del paese sconvolto dalla guerra civile (anche per colpa nostra) di istituire una commissione che congiuntamente a una missione locale dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i profughi possa valutare chi ha diritto all’asilo, come fa la ministra Mogherini, è del tutto irrealistico. Una proposta invece realizzabile in paesi come la Giordania e il Libano, ha suggerito Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani del Senato.

Per ora, in mancanza di alternative valide, tutti gli intervenuti hanno difeso l’operato di Mare nostrum che invece dovrebbe terminare al più presto per il ministro Alfano, che ieri si trovava a Tunisi.

La contestazione del collettivo Askasuva è continuata al cimitero delle barche mentre le motovedette della marina accompagnavano le autorità in mare per deporre una corona di fiori nel luogo del naufragio. Sul fondo, accanto al relitto, i sommozzatori hanno invece installato una lapide con la firma dei sopravvissuti.

Una cerimonia commovente ripetuta poco lontano dai pescatori che avevano salvato dei profughi e che non hanno voluto condividere l’evento con i politici.

La giornata di ieri è stata ricca di eventi per ricordare le 368 vittime. Un flash mobbing particolarmente suggestivo si è svolto vicino al porto, dove un gruppo di manifestanti sono scesi in acqua completamente coperti da lenzuola bianche.
Infine, in serata, la conclusione della giornata della memoria con una fiaccolata partita dalla centrale via Roma e terminata sotto un diluvio violentissimo alla porta della pace, dove era previsto il lancio in mare di 368 fiori.

Ma il festival di Sabir, organizzato dal comune di Lampedusa, Arci e Comitato 3 ottobre, si concluderà solo oggi con nuove iniziative: dibattiti nelle sale dell’aeroporto sulla migrazione, incontri tra scrittori del Mediterraneo, spettacoli, e in serata l’atteso concerto di Fiorella Mannoia. La Mannoia sostituirà Baglioni nel cuore dei lampedusani? È una questione di pancia, ci dice un abitante dell’isola. E i lampedusani probabilmente continueranno a dividersi, ma finché si tratta solo di musica i gusti sono gusti.