L’ultimo barchino è arrivato ieri mattina. A bordo un gruppo di migranti che è andato ad aggiungersi ai 146 giunti a Lampedusa nei tre sbarchi precedenti avvenuti, tutti in maniera autonoma, nell’arco di poche ore a partire da lunedì sera.

Sull’isola siciliana gli arrivi ormai sono a ciclo continuo, conseguenza dell’intensificarsi della partenze dalla Libia favorite dal bel tempo, ma soprattutto dalla difficoltà con cui molti migranti riescono appena a sopravvivere per la quasi impossibilità di riuscire ad alimentarsi, della guerra che da mesi devasta il Paese e per i rischi legati alla pandemia di Coronavirus. E con l’hotspot di Contrada Imbriacola chiuso per la presenza di 116 persone in quarantena, i nuovi arrivati non hanno potuto fare altro che accalcarsi sul molo Favarolo dove almeno un centinaio ha trascorso la notte. Tra di loro anche 57 donne, quattro delle quali incinta, e sei bambini. Una situazione che si è parzialmente sbloccata solo in giornata quando 82 migranti sono stati imbarcati su un traghetto di linea e trasferiti a Porto Empedocle, mentre altri 44 hanno trovato posto nei locali della parrocchia. Da ormai tre giorni, invece, 78 profughi che si trovano a bordo della nave «Marina» attendono fuori dalle acque territoriali italiane l’indicazione di un porto sicuro.

La situazione a Lampedusa resta difficile. E se il sindaco Totò Martello chiede al governo una nave dove collocare i migranti in quarantena come già avvenuto a Palermo, preoccupazione per le condizioni in cui vivono i profughi è stata espressa da 32 tra parlamentari nazionali ed europei e di consiglieri regionali di Leu- Pd, IV, e del gruppo Misto al premier Giuseppe Conte. «Ci sono persone in attesa di un Pos (Place of safety, ndr) al limite delle acque territoriali italiane, più di 100 si trovano da giorni su molo di Lampedusa in condizioni non degne di un Paese come il nostro» è scritto in una lettera firmata tra gli altri dall’ex medico dell’isola, oggi al parlamento europeo, Pietro Bartolo, Loredana De Petris, Pierfrancesco Majorino, Riccardo Magi, Gennaro Migliore, Erasmo Palazzotto e Gregorio De Falco. «Chiediamo di trovare una soluzione per non continuare a sovraccaricare l’isola in un momento di emergenza sanitaria come questo e offrire un’assistenza dignitosa alle persone soccorse». Nella lettera si ricorda infine come la maggioranza dei firmatari appartenga «a forze politiche che compongono la maggioranza e hanno votato la fiducia sulla base di una promessa di discontinuità in primo luogo sul terreno delle politiche migratorie». Preoccupazione per la situazione è stata espressa infine anche dal Garante nazionale per i diritti dei detenuti Mauro Palma.

Si calcola che al momento in Libia siano presenti almeno 650 mila stranieri, di cui oltre 48 mila richiedenti asilo registrati dall’Unhcr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. A questi vanno aggiunti più di 370 mila libici sfollati internamente e 450 rientrati in patria recentemente. Le cifre sono state fornite pochi giorni fa al parlamento europeo da Sophie Magennis dell’Unhcr, che ha spiegato come le nazioni unite si aspettino un aumento delle partenze «a causa del Covid 19 e del coprifuoco, che riduco le possibilità per le persone di trovare il modo per sopravvivere».
Intanto la Commissione europea ha reso noto di non aver ancora ricevuto dall’Italia nessuna richiesta per il ricollocamento dei migranti che si trovavano sulla Alan Kurdi e che, insieme a quelli salvati dalla nave Ata Mari, hanno trascorso sulla nave Rubattino la quarantena. In tutto 186 persone che ieri sono state sbarcate a Palermo e trasferite nei centri di prima accoglienza.