«Abbiamo bordo 133 migranti, di questi dieci sono donne e 62 sono minori tra i quali anche un neonato. Si tratta di persone particolarmente vulnerabili che hanno bisogno di un porto sicuro dove sbarcare». Da domenica la Alan Kurdi, della ong Sea Eye, si trova davanti Lampedusa e chiede al governo italiano di permettere ai migranti che da giorni si trovano a bordo di poter scendere finalmente a terra. Senza però ottenere risposta, probabilmente anche per la ripresa di sbarchi sull’isola siciliana, ben 26 in sole 24 ore che hanno di nuovo portato a una situazione di emergenza all’interno dell’hotspot di contrada Imbriacola con 1.200 persone a fronte di una capienza massima di 192 posti.
Il governo ha avviato lo sgombero dell’hotspot con il trasferimento di 500 migranti sulla nave quarantena Rapsody dove effettueranno il periodo di quarantena. «C’era qualcuno che pensava che fossero finiti gli sbarchi?» ha chiesto ironicamente il sindaco di Lampedusa e Linosa Totò Martello commentando la raffica di approdi. «I trasferimenti sono in corso e l’hotspot verrà alleggerito di presenze – ha spiegato Martello – Ma si deve insistere su un’unica strada: cercare di non farli partire».

La nuova emergenza ha offerto il pretesto al governatore della Sicilia Nello Musumeci di tornare a polemizzare con l’Unione europea. «Lampedusa di nuovo stracolma e altre ong che pretendono di utilizzare i porti siciliani mentre stiamo scoppiando – ha detto -. Vorrei che ragionassero di questo al vertice europeo del 23 settembre. Vorrei che capissero che l’Europa è assente sul suo fronte più scoperto: il Mediterraneo. Lo hanno abbandonato e l’Occidente non può fare finta di niente. Il prezzo lo pagano la Sicilia e il resto d’Italia».
Intanto la Guardia costiera tunisina ha impedito nella notte tra il 19 ed il 20 settembre scorso, da vari punti della costa, 19 partenze di imbarcazioni con migranti a bordo «arrestando in totale 246 persone di cui 29 di nazionalità straniera». A renderlo noto è stato il ministero dell’Interno di Tunisi in un comunicato precisando che per tutti i fermati sono sottoposti a indagini.

Nei giorni scorsi il Viminale ha raggiunto un nuovo accordo con il nuovo governo tunisino per aumentare il numero di rimpatri di cittadini tunisini, che passano da due voli charter a settimana a quattro. Accordi in tal senso sono in corso anche con l’Algeria, Paese con cui in realtà esiste già dal 2006 un accordo che consente il rimpatrio degli algerini entrati in Italia in maniera irregolare.