Ci sono ricorrenze che vanno onorate. Il 18 dicembre di 148 anni fa negli Stati uniti veniva abolita la schiavitù, ed è per questo che l’Onu ha scelto questa data per celebrare la giornata internazionale dei migranti. Era proprio ieri. E allo Stato italiano non poteva capitare occasione peggiore per far conoscere al mondo gli orrori della politica quando si disumanizza al punto da non riuscire ad abrogare una legislazione razziale fondata sulla negazione dei diritti fondamentali dell’uomo. Per esempio quello di non essere denudato davanti a tutti e disinfettato con il getto di una pompa come un animale: “Urlavano di spogliarci e ci deridevano”.

Dopo aver visto il filmato girato nel Cie di Lampedusa, gli indignati di tutti gli schieramenti hanno recitato l’unica parte possibile in un caso come questo: si sono scandalizzati. Adesso il governo fa cadere le prime teste, che poi sono solo le ultime di una premeditata catena di comando che ha come responsabili tutti i ministri degli Interni di tutti i governi degli ultimi quindici anni almeno (dalla legge Turco-Napolitano, 1998). Oggi si indignano con particolare fervore gli esponenti di questo governo, Alfano, Letta, Bonino (“immagini orripilanti”), come se non avessero già visto con i propri occhi, come se lo scorso ottobre, davanti a mucchi di cadaveri, non si fossero già vergognati a sufficienza. Anche l’Europa, che incolpevole non è, ormai sembra averne abbastanza dello Stato italiano. “Spaventoso e inaccettabile”, ha detto la Commissaria europea Cecilia Malmstrom.

Puniremo i responsabili, ha minacciato il presidente del Consiglio. Facile. Ma forse non basta accontentarsi della rimozione del “management” della cooperativa “Lampedusa Accoglienza” che gestisce quel Cie che squalifica l’Italia agli occhi del mondo. Il colpevole per ora si chiama Cono Galipò, è l’amministratore delegato che riceve dallo Stato da 30 a 50 euro al giorno per ogni profugo “ospite”. Anche Legacoop Sicilia (prima se c’era dormiva) ha annunciato l’istituzione di una “indagine conoscitiva” per verificare l’accaduto. “Dopo l’indignazione generale – sottolinea l’associazione – davanti alle scene viste in tv di sindaci, prefetti, ministri, associazioni e cittadini, siamo i primi a chiedere che i riflettori sul tema dell’accoglienza restino accesi per affrontare alla radice la questione”.

Che poi è sempre la medesima, come ribadisce il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini. “Basta perdersi in sterili dispute verbali, occorre dimostrare indignazione con i fatti, cominciando dall’assumersi, tutti, la responsabilità di cambiare radicalmente il sistema di accoglienza in questo paese. Sono mesi che il Comune, gli operatori delle Ong, i giornalisti di tutto il mondo, denunciano le condizioni incivili e disumane del centro”. Quanto alla radice della questione, “nell’agenda del 2014 il parlamento deve inserire tra le priorità la revisione della legge Bossi-Fini-Maroni e pianificare la spesa dei fondi che ci ha dato l’Unione europea”. Ma senza volare così alto – c’è in ballo il governo di Giorgio Napolitano ed è improbabile che il Pd di Renzi si sacrifichi sull’altare dei diritti umani – dopo centinaia di morti è già uno scandalo non aver trasformato il bivacco di Lampedusa in un albergo modello dotato di tutti i comfort. Almeno per chiedere scusa.

Ma il tabù ormai sembra rotto, e chissà che questa volta gli intenti non si esauriscano in altre sterili dispute verbali, mentre al largo di Lampedusa le persone continuano a morire (l’ultima, su un gommone con 109 migranti, proprio ieri, 18 dicembre). Ormai si azzarda a chiederlo anche Gianni Cuperlo, neo eletto presidente del Pd: “Dobbiamo avere il coraggio di squarciare il velo di ipocrisia e abolire subito la Bossi-Fini”. Ci sono poi prese di posizione altrettanto coraggiose, che di tabù ne infrangono un altro, come quella del giovane deputato del Pd Khalid Chaouki: “Le responsabilità politiche per quello che è successo a Lampedusa sono del governo, così non va… è responsabile il ministro dell’Interno, ma è responsabile anche il ministro dell’Integrazione (Kyenge, ndr) che deve passare dalle parole ai fatti, non bastano più le promesse”. A ruota, freschi di indignazione, altri esponenti del medesimo partito adesso chiedono cosa stia aspettando Enrico Letta ad abolire la Bossi-Fini. Un passo avanti: non si sa fino a quando, ma almeno il dibattito è aperto. Nel frattempo, ieri, altri 98 migranti sono stati salvati al largo di Lampedusa.