La regolarizzazione dei migranti che lavorano nell’agricoltura forse si farà, di certo c’è solo che il governo procede con lentezza e paura. La dimostrazione è tutta nell’audizione della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese alla Camera. «Stiamo lavorando assieme al ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, ma la questione della sanatoria nel settore non è nei termini di 600mila persone, come da qualcuno ipotizzato o paventato». È la prima preoccupazione di Lamorgese davanti alla commissione Affari costituzionali di Montecitorio in videoconferenza.

IL FUOCO DI FILA DELLA DESTRA – contraria alla «vergognosa sanatoria» e favorevole invece a «obbligare i percettori di Reddito di cittadinanza a lavorare nei campi» – è stato continuo, ma la ministra si è subito messa sulla difensiva. «A livello di discussione preliminare, ancora da concretizzare, stiamo pensando al problema della raccolta dei prodotti, per far emergere chi attualmente lavora in nero, anche per una questione di sicurezza, in modo da permettere di seguire le linee sanitarie e le misure di sicurezza richieste in questa fase. È una valutazione che dovrebbe riguardare sia il settore dell’agricoltura che quello della pesca. E stiamo verificando quali altri settori che potrebbero essere eventualmente considerati».

Ulteriore precisazione: si tratterà comunque di «un provvedimento che non vedrà certo la regolarizzazione di tutte le unità presenti, ma certamente di coloro che servono in questo momento, con precise regole. Anche se nel dibattito pubblico di questi giorni, il provvedimento viene avvertito maggiormente come una esigenza legata al momento particolare che stiamo attraversando».

NIENTE ANCORA INVECE per le colf e badanti, categorie prive anche di ammortizzatori sociali. Stima la Filcams Cgil che «di più di 2milioni solo 859mila sono regolari, 150mila senza permesso di soggiorno, donne migranti». «Ci riserviamo una valutazione – ha detto Lamorgese – . Di concreto, al momento, non c’è nulla. Non è stata ancora definita, con gli altri ministri nel governo, una linea certa: affronteremo l’argomento quando sarà necessario».

FA COMUNQUE SPECIE sentire la ministra responsabile – Teresa Bellanova – dire ieri: «Adesso non è più giustificato nessun ritardo», dopo che lei per settimane non ha risposto all’appello di sindacati e associazioni e per altre due settimane ha usato parole ambigue sulla regolarizzazione non presentando alcuna proposta né in consiglio dei ministri né il parlamento.

LE PRESSIONI DI COLDIRETTI continuano fortissime e fanno leva sulla necessità di manododopera nei campi con numeri artatametne gonfiati. Fra i 300mila stimati dall’organizzazione dei agricoltori sempre più in orbita Lega e il reale fabbisogno sembra esserci uno zero di troppo, un’ordine di grandezza quasi intero: il fabbisogno reale è di 40mila. Lo sostiene l’ufficio studi della Uila guidata dal segretario generale Stefano Mantegazza. Analizzando i dati sui lavoratori stagionale Inps, infatti, emerge che al 31 marzo 2020 i braccianti in Italia erano 578 mila, in calo del 6% sull’anno precedente; un dato confermato anche dalle richieste del bonus 600 euro del Cura Italia che sono state circa 575 mila. A questi vanno aggiunti altre 330 mila che nel 2019 hanno lavorato meno di 51 giornate e di queste 270 mila meno di 30 giornate. I dati dell’ufficio studi della Uila sono confermati da quelli dell’Istat, che stima in 854 mila gli addetti in agricoltura che hanno lavorato a marzo 2019 (94% del totale atteso). Nei primi 15 giorni di aprile, inoltre, sono arrivati in Italia 3 mila braccianti. «Sono numeri che dimostrano come a fronte di un’occupazione certa e del pagamento del salario contrattuale – spiega Mantegazza – l’attuale platea di lavoratori agricoli sarebbe più che sufficiente a rispondere alla mancanza di quei lavoratori stranieri che ancora non sono rientrati nel nostro paese».

SUL FRONTE DELLA TUTELA della salute dei migranti che abitano nei tanti ghetti e accampamenti di fortuna, ieri lettera-appello inviata da Flai Cgil e Terra alle istituzioni per chiedere che «i Prefetti possano assumere autonomamente iniziative per la messa in sicurezza dei migranti e richiedenti asilo mediante l’allestimento e o la requisizione di immobili, attingendo per interventi di rifacimento alla dotazione del Piano Triennale contro lo sfruttamento e il caporalato».