Florence Green è una donna sola in lotta contro le convenzioni della società piccolo-borghese e bigotta dell’Inghilterra alla fine degli anni Cinquanta. Rimasta vedova si trasferisce in unvillaggio sul mare col sogno di aprire una libreria. L’amore per la letteratura e la libertà di pensiero la porteranno a compiere piccoli gesti rivoluzionari, come quello di vendere il nuovo Nabokov, Lolita, o altre visioni disturbanti evocate da Ray Bradbury, scatenando avversionenegli abitanti del paese.

Nonostante le possibilità dall’omonimo romanzo firmato da Penelope Fitzgerald nel 1978, che offriva ottimi spunti per sviscerare temi ancora dibattuti e non risolti nel presente (la condizione femminile, la grettezza del provincialismo, lo scontro ideologico sulla cultura), La casa dei libri (The Bookshop) non riesce ad andare oltre la superficie dei fatti narrati.

Isabel Coixet, incassa tre premi Goya, compreso quello per il migliore film spagnolo dell’anno, ma non vince la sfida di portare a termine un’opera corrosiva, contemporanea, audace. Punta invece su un sentimentalismo un po’ lezioso, che magari si addice al personaggio di Florence, mite e discreto per natura, ma che poco ha a che fare con la passione travolgente per la lettura, né con il coraggio nel voler rompere gli schemi. Conserva tutta la forza per un bel finale, che però non basta a bilanciare l’opera.