Il 1492 è data altamente evocativa nella storia di Spagna. In quell’anno Cristoforo Colombo scopre le Americhe, mentre nello stesso anno la terribile Inquisizione persegue e condanna migliaia di presunti eretici. Il nuovo mondo si affaccia nella storia, mentre quello vecchio si chiude in presunte certezze e oscurantismi religiosi. Era intanto iniziata la cacciata degli ebrei dal territorio spagnolo. Chi di loro resisteva alla diaspora, finiva per convertirsi obtorto collo al cattolicesimo dando vita a un fenomeno culturale e sociale complesso: quello dei «conversos».

IN QUESTO CLIMA contraddittorio e storicamente poco noto, prende le mosse in Andalusia la storia d’amore tra Clara Fonseca, figlia di un noto medico converso di origine ebraica, e Diego de Mesa, rampollo di una nobile famiglia cristiana, protagonisti di La mantella rossa, romanzo di Domitilla Calamai e Marco Calamai de Mesa, figlia e padre in singolare accoppiata letteraria (La Lepre, pp. 310, euro 22). Pochi mesi dopo il loro primo incontro che darà vita a un amore contrastato e dai molti ostacoli come da copione, Diego diventa capitano di cavalleria nella conquista di Tenerife, ultima delle isole Canarie dove gli indigeni resistono alla conquista spagnola. «Da quel momento – si legge nel risvolto di copertina del libro – le loro vite entrano con forza nella Storia, tra fughe nella Roma dei Borgia e la conquista di un mondo sconosciuto». La famiglia Fonseca si trasferirà infatti a Roma nel tentativo di fuggire alle persecuzioni.

È un finale di XV secolo tumultuoso per la Spagna. Gli eventi fanno da sfondo alla narrazione del romanzo. I re cattolici Ferdinando II d’Aragona e Isabella di Castiglia conquistano il regno di Granada, ponendo così fine, con la «riconquista», a otto secoli di presenza araba nella penisola iberica. Il 2 gennaio 1492, con l’assedio di Granada, cade l’ultima roccaforte araba in Spagna. Il 31 marzo, i re firmano il decreto che espelle di fatto tutti gli ebrei dalla penisola: sono obbligati a scegliere tra convertirsi al cristianesimo o lasciare per sempre il paese. A ottobre Cristoforo Colombo giunge a Cuba, una delle prime tappe della scoperta del mondo nuovo. Già dal 1412 i re di Castiglia e di Aragona avevano attuato la politica di conversioni forzate nei territori da loro controllati. Con l’approvazione di un decreto da parte di papa Sisto IV nasceva poi nel 1478 l’Inquisizione spagnola. Si rompeva d’improvviso la convivenza tra religioni e culture diverse.

NEL 1391 C’ERANO stati episodi di intolleranza in Andalusia, a Siviglia in particolare, con alcune sinagoghe messe a ferro e fuoco. Erano forse la conseguenza della rivolta verso i privilegi di un ceto colto di origine ebraica da parte di chi era infelice per l’epidemia di peste di quel periodo e gli infimi livelli di vita. Si calcola che 50mila ebrei si convertirono, mentre almeno altri 200mila fuggirono dalla Spagna.
Ma chi sono i «conversos»? Risultano affidabili nella loro nuova identità? Nella Spagna di fine Trecento i convertiti erano gli ebrei che si erano piegati al cristianesimo dopo le sommosse antiebraiche di Castiglia, Aragona e Catalogna.

NEL CORSO DEL SECOLO XV, i «conversos» riuscirono ad acquisire ricchezza e influenza come finanzieri, amministratori e finanche componenti della gerarchia ecclesiastica. Tale influenza giunse fino alla corte dei re cattolici, destando gelosia e avversione da parte sia degli ebrei non convertiti, sia dei cristiani sospettosi della autenticità delle conversioni ebraiche. Furono proprio i «conversos» presenti nelle gerarchie ecclesiastiche tra i primi a esigere l’istituzione di un Tribunale dell’inquisizione per vigilare sugli ebrei convertiti al cristianesimo. I cristiani non si fidavano dei conversi. Lo stesso faceva la Chiesa.

Clara Fonseca è il prototipo della conversa di cui è meglio non fidarsi, come del resto suo padre. La famiglia di Diego la rifiuta. La mamma, in particolare, usa parole durissime contro di lei per la sospetta conversione. Clara è avvilita da quell’atteggiamento che si frappone alla realizzazione dei suoi sogni d’amore e di vita. Prende inoltre le mosse proprio nel periodo in cui si svolge il romanzo quel «nazional-cattolicesimo» che si può riscontrare nello specifico regime di Francisco Franco. In questa peculiarità – che durerà fino al 1975, quando inizia la «transizione democratica» – c’è il tratto singolare del franchismo che lo differenzia dal nazismo tedesco e dal fascismo italiano.

TRA CLARA E DIEGO ci sarà un insperato finale. Lui è rimasto vedovo e vive a Tenerife, dove ha sconfitto la resistenza indigena. Lei lo raggiunge per vivere finalmente insieme. L’ha persuasa una romantica lettera. Dopo qualche titubanza, il rincontro a distanza di vari anni conferma amore e passione. Clara ha sulle spalle in quel momento emozionante la stessa mantella rossa – ecco spiegato il titolo del libro – che aveva nel momento del loro tentativo di rincontro a Sanlúcar de Barrameda, che tuttavia non ci fu perché riuscirono solo a salutarsi da lontano, mentre la nave dove si era imbarcato Diego prendeva il largo. Si erano incontrati per la prima volta il 3 agosto 1492: lei stava accompagnando la famiglia in chiesa, quattordici anni Clara e sedici anni Diego. Una girandola di eventi storici, epocali e tali da rendere la lettura avvincente, li aveva allontanati.