Di buon mattino, dagli studi amici di Retequattro, la ridente Daniela Santanchè va a un pelo dall’annunciare il benservito all’alleato Enrico Letta: «Se tra 11 giorni l’Iva sarà aumentata non ci sarà più il governo». Poco dopo precisa e rincara, dettando le condizioni per non staccare la spina: «Abolizione dell’Imu sulla prima casa per sempre, stop all’aumento dell’Iva entro la fin di giugno e zero tasse per i neo assunti». Nessuno la smentisce o la corregge, neppure la più pacifica delle colombe che si siano alzate in volo dopo la sentenza della Consulta, il gran capo.

Per la verità, nessuno neppure si stupisce. L’irrigidimento del Pdl sul fronte dell’economia, dopo quel verdetto, era nell’ordine delle cose. Ancora per un po’ Berlusconi deve marciare in direzioni opposte: tanto rassicurante e superiore ai bassi istinti lui, quanto furibonde e minacciose le sue Erinni. Ma prima o poi il dilemma dovrà essere affrontato e una decisione definitiva il potentissimo dovrà prenderla. I dolori iniziano qui, perché la scelta è oggettivamente difficile. Per ogni motivo che consiglia di resistere con questa maggioranza ce n’è un altro che suggerisce di dar fuoco alle polveri.
Il rischio che, ove questa maggioranza assurda venisse meno, invece del voto ne uscisse fuori un’altra con il supporto di una ampia dissidenza grillina al Senato, indiscutibilmente c’è. Lo stillicidio continua. Anche ieri una senatrice a cinque stelle, Paola De Pin, ha preso il largo. Per Arcore sarebbe una catastrofe senza pari: maggioranza peggiore il condannato non la potrebbe temere. Però è anche vero che al momento lo smottamento grillino non ha ancora raggiunto dimensioni tali da garantire la formazione di una nuova maggioranza. Tra sei o nove mesi il drappello dei fuoriusciti potrebbe essere diventato una truppa. Sarà davvero meglio rinviare o non converrebbe giocarsi tutto subito, alla “o la va o la spacca?”.

Identico dubbio tormenta l’Amleto di Arcore anche quando riflette sull’eventuale voto anticipato. Le comunali sono andate come si sa. È presumibile che il rapido declino della sirena grillina metterà in libertà un notevole quantitativo di voti di sinistra o quanto meno radicalmente antiberlusconiani. I sondaggi di cui il capo del Pdl si fida, non quelli che circolano in televisione, danno oggi Pd e Pdl in condizione di parità quasi perfetta, ma sono conti che valgono poco. Soprattutto nella temuta eventualità che il Pd si decida a candidare Renzi, che pare fatto apposta per titillare le passioni nuoviste dell’elettorato.

Votare oggi non è affatto una certezza per il Pdl. Però il domani rischia di essere anche più incerto. Se la sentenza di Cassazione confermerà la condanna, con tanto di pene accessorie e interdizione dai pubblici uffici, la campagna elettorale la si dovrà affrontare senza il capo in campo, né col Pdl né con la probabilmente resuscitata Forza Italia. Si sa che la squadra di destra, senza il suo Maradona, finisce a pezzi anche in serie C.
Certo, il senato potrebbe opporsi, non accettare quella sentenza, sollevare un conflitto di attribuzione che lèvati. Però non lo farà. Quando si tratterà di votare sul ricorso per l’ineleggibilità del cavaliere, il no piddino, di fatto già annunciato da Letta, non mancherà e anche qualora il dissidenti approvassero il ricorso in giunta (ipotesi non implausibile) ci penserebbe poi l’aula a salvare Silvio e con lui il governo. Ma di fronte a una sentenza definitiva, la scelta sarebbe opposta.

Berlusconi un po’ ci prova. Sonda il terreno. Ma non si illude che pur di salvare il governo il Pd sia disposto a uno scontro frontale con la magistratura. Dunque l’unica strettissima via che gli resta è tenere sotto mira il governo sul fronte dell’economia e intanto incalzare i suoi legulei perché scovino una formula, una legge, una leggina, un emendamento, tale da disinnescare se non la condanna, almeno la pena accessoria, l’interdizione. Fino a quando spererà di potercela fare, Berlusconi manderà allo sbaraglio le sue Santanché e Biancofiore ma si terrà stretto in ostaggio Enrico Letta. Quando avrà perso anche quella speranza, le chances di sopravvivenza del governo diventeranno molto molto esigue.