Vengo anch’io? No tu no. Il Pd sbatte la porta in faccia a Sel: niente primarie. E chi se ne importa se siamo a Lamezia Terme, città ad alta densità ‘ndranghetista, governata negli ultimi dieci anni da un sindaco, Gianni Speranza, che del partito di Vendola è dirigente nazionale e, come trapela dall’inchiesta Aemilia, nel mirino delle ’ndrine. «Un colpo in testa, e Speranza non c’è più», diceva il padrino dei Grande Aracri a telefono con un picciotto.
I gazebo per votare alle primarie che dovrebbero essere del centrosinistra, apriranno domani. Ma l’importante, pensano al Pd, è chiudere con «l’anomalia Lamezia», liquidando con un atto burocratico un’esperienza decennale di buon governo.

Speranza, che non si ricandiderà, non l’ha presa bene. Ancor più duro il suo delfino, Rosario Piccioni, aspirante sindaco per il movimento Lamezia Insieme, Sel e la Lista Città: «Il Pd ha compiuto un sopruso in spregio a ogni regola. Un atto di prepotenza politica che rompe un’alleanza di governo che in 10 anni ha riscattato l’immagine di Lamezia in tutta Italia – protesta Piccioni -. E’ inconcepibile che la rottura avvenga nel comune calabrese più grande in cui si andrà a votare il prossimo mese, con il rischio reale di riconsegnare Lamezia al centrodestra e far tornare la nostra città indietro di 10 anni».

In effetti, la possibilità che Lamezia svolti a destra è concreta. Una destra clientelare che quando governava ha portato il comune allo scioglimento per infiltrazioni mafiose ben due volte. Una destra frastagliata (da Ncd a Casa Pound). L’importante è riprendersi il comune, il centro produttivo della regione, uno snodo aeroportuale di livello europeo. Tuttavia al ballottaggio potrebbero arrivare persino due candidati orientati a destra. Lo dice lo stesso Piccioni che rincara: «Se al ballottaggio arriveranno due candidati del centrodestra, è frutto di una chiara scelta dei dem». L’obiettivo è quello di normalizzare Lamezia in linea con lo scenario nazionale: inciuci con gli alfaniani e trasversalismo: «Vogliono garantirsi una sistemazione con il probabile vincitore», tuona Piccioni.

Sul banco degli imputati c’è Pino Soriero, neocommissario del Pd, inviato da Roma con l’obiettivo preciso di liquidare l’anomalia Lamezia. «Soriero deve dire qual è il contenuto di questi accordi, quali i posti che vogliono spartirsi con il centrodestra – prosegue Piccioni -. Se si tace su questo, siamo alla vecchia politica, agli accordi sottobanco, agli equilibrismi. Il bene della città è sacrificato in nome di interessi personali, degli equilibri del partito democratico e dello stesso Soriero che vuol tornare a Roma con l’obiettivo raggiunto di avere un candidato con il brand del Pd. Si capisce allora che le primarie – conclude il candidato escluso dalle primarie stesse – sono svuotate di significato politico e non sono più primarie del centrosinistra, ma primarie del Pd, perché tutti i candidati sono o tesserati del Pd o vicini all’area del partito democratico. Siamo di fronte a un atto di discriminazione grave».  Un colpo in testa a Lamezia. E alla sua voglia di riscatto.