«È una città in bilico» afferma Gianni Speranza, il sindaco uscente. Malgrado si adagi su una delle piane più belle in meridione, Lamezia, in effetti, è una città pendente. O di qua o di là, ipnotizzata da forze oscure o rinvigorita da forze vive.

E’ una scommessa, Lamezia. Anzi, una mattina di metà maggio si è svegliata, e si è scoperta «capitale delle scommesse». Una volta, erano i tempi del «totonero», a reggere il banco delle quote erano i «testaccini» della banda della Magliana e i signori di Camorra.

Oggi i nuovi padroni del calcio-scommesse vivono a Sambiase, territorio dei Iannazzo.

Un funerale allo stadio

Ucciso con quattro colpi di una pistola a tamburo, e dato alle fiamme mentre rincasava nella sua villa in contrada Quattrocchi all’alba del 25 gennaio, Domenico Gigliotti era un imprenditore edile ma anche uno dei capi tifosi della Vigor. E i suoi compagni della Est l’hanno voluto ricordare con una cerimonia allo stadio. Senza avvertire il comune che dello stadio è concessionario.

E, così, il sindaco Speranza ha preso carta e penna e ha scritto alla presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi, «per mantenere alta l’attenzione su quanto sta avvenendo per evitare i rischi di drammatici ritorni al passato», in una città che negli ultimi vent’anni ha subìto ben due volte l’onta dello scioglimento per infiltrazione ‘ndranghetista. Presenti allo stadio anche dirigenti della Vigor. Tra essi il direttore sportivo Fabrizio Maglia e il presidente Claudio Arpaia, oggi indagati nell’inchiesta Dirty soccer sulle categorie inferiori. Arpaia è anche consigliere del direttivo di Lega Pro, uno tra i massimi dirigenti della vecchia serie C. Da oltre un anno presidente della Vigor, aveva preso il posto di Paolo Mascaro, penalista e aspirante sindaco alle elezioni di domenica.

Mascaro guida la coalizione di centrodestra, quella tradizionale. Perché la destra si presenta frantumata in quattro pezzi. L’ex presidente della Vigor porta in dote un lenzuolo di liste (Fi, Ncd, Cdu, Udc, Socialisti e Repubblicani, Mtl, Lamezia unita, Lamezia e libertà). Una babele di candidati che gli ha procurato tanti guai. «Cacceremo i mercanti dal tempio dell’illegalità» tuonava ad un comizio, alla presenza di Renato Brunetta, nervoso per le liste che ha cercato invano di sbianchettare. Tra i candidati del Cdu figura infatti Franco Fazio, il presunto narcotrafficante arrestato nella maxioperazione internazionale Columbus.

Mentre Giuseppe Cerra detto Pino ha trovato posto nella formazione Lamezia unita: in passato avrebbe chiesto voti al clan Giampà, una delle ‘ndrine più potenti della Calabria. Il presunto rapporto è emerso dalle dichiarazioni del pentito che sta facendo tremare i palazzi del potere lametino, Giuseppe Giampà, reggente della cosca fino al 2012. Invece Pasqualino Ruberto, aspirante sindaco per Fdi e cinque civiche, ex presidente della fondazione Calabria Etica, è iscritto da un paio di mesi nel registro degli indagati nell’inchiesta riguardante la fondazione. L’ipotesi di reato è abuso di ufficio.

L’autorità giudiziaria intende far chiarezza sulle assunzioni disposte dalla società in house della regione: 700 posti e quasi 2 milioni di euro. Candidati sindaco anche l’ex Udc Nicola Mazzocca e Mimmo Gianturco di Casa Pound.

L’impegno antimafia

«Se volessimo toccare con mano uno dei simboli di questo decennio dovremmo venire qui e ammirare questo chilometro di lungomare con cui Speranza ha restituito il Tirreno alla città» ci dice Nuccio Iovene, già senatore Ds, che ci accompagna in questo viaggio preelettorale.

Il lungomare di Lamezia è stato intitolato ai giudici Falcone e Borsellino, il 23 maggio nell’anniversario della strage di Capaci. E non a caso. Perché la cifra di questi anni è stato l’impegno antimafia. Le cosche sono state messe alla porta, dopo tanti, troppi anni in cui nelle stanze del comune facevano i loro comodi. «A casa mia c’era una viatica di candidati e consiglieri» esclamava in una conversazione intercettata nell’indagine Andromeda (dal cui filone è nata Dirty soccer) il boss Vincenzino Iannazzo.

«Da quando Speranza si è insediato, il comune si è costituito parte civile in tutti i processi di ‘ndrangheta» spiega Iovene. L’impegno è stato a tutto campo: dalla delibera sugli appalti pubblici alle associazioni antiracket che il comune ha sostenuto. E, ancora, le assegnazioni di beni confiscati alla comunità Progetto sud di don Panizza, le iniziative di Avviso Pubblico, il festival di letteratura antimafia Trame. «Di questa primavera lametina hanno parlato il New York Times e Le Monde. E’ passata l’idea che dove pareva che la mafia fosse egemone era possibile cambiar corso demolendo le case abusive, sfidando a viso aperto i clan. Speranza ha ridato orgoglio ad una città umiliata» conclude Iovene.

Il Pd però ha escluso Sel, il partito di Speranza, dalle primarie. Ma si è rivelato un boomerang.

I militanti di Sinistra e libertà hanno votato per bocciare il candidato d’apparato del Pd. I loro voti sono andati a Tommaso Sonni, lontano dalle burocrazie dem, che ha stravinto. Per poi trovare l’accordo con Sel e con la lista di sinistra Lamezia Insieme. Il Prc, invece, in polemica per l’accordo con il Pd, non partecipa alle elezioni.

Lamezia, «la città in bilico», è ora a un bivio della sua storia.