Inevitabile luogo comune: Roma è probabilmente la città più difficile da fotografare. Dribblare lo stereotipo «cartolina», possibilmente evitando d’inciampare nelle buche e nei sampietrini sconnessi disseminati ovunque nella Città Eterna, nel tentativo di trattenere la «vera» essenza delle sue contraddizioni bellezza/decadenza è un impegno notevole per i fotografi contemporanei.
Erede della Collezione Roma istituita nel 2003 nell’ambito di FotoGrafia – Festival internazionale di Roma (diretto da Marco Delogu dal 2002 al 2017) è il nuovo progetto per l’Archivio fotografico del Museo di Roma promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale e dall’Azienda speciale Palaexpo con l’obiettivo di implementare il patrimonio culturale della città attraverso il lavoro di fotografi internazionali invitati in residenza per raccontare «un’altra Roma». A curare dal 2019 questo nuovo progetto e la mostra Fotografia. Nuove produzioni 2020 per la collezione Roma – Nadav Kander, Martin Kollar, Alex Majoli, Sarah Moon e Tommaso Protti, ospitata nel Padiglione 9A del Mattatoio (fino al 16 maggio), è il fotografo Francesco Zizola.

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CINQUE DIVERSI CAPITOLI, come è sottolineato anche dai singoli fascicoli del catalogo-cofanetto pubblicato da Postcart Edizioni, attraverso 130 fotografie e un’opera filmica che indagano il tessuto umano e urbano nelle sue diverse espressioni. Dall’istante sospeso del diario romano di Sarah Moon (Vichy 1941, vive a Parigi) che attraverso la pellicola «graffiata» delle polaroid e del film entra nel cuore di un presente che è già inevitabilmente passato (musei Capitolini, Ostia Antica, i pini di Cinecittà…) ci si sofferma sul ritratto delle periferie di Tommaso Protti (Mantova 1986, vive a San Paolo del Brasile), per poi tornare alle vestigia dell’antica Roma con gli scatti di Nadav Kander (Tel Aviv 1961, vive a Londra).

AL CENTRO del grande padiglione, l’uno di fronte all’altro, ecco anche i lavori di Alex Majoli (Ravenna 1971, vive a New York) e Martin Kollar (Žilina, Slovacchia 1971, vive a Bratislava) che traducono un’idea di movimento intrinseco. Kollar realizza il taccuino del suo viaggio a piedi da Bratislava a Roma (1255 km in 42 giorni, tra dicembre 2019 e gennaio 2020) con uno sguardo ironico che non è esente dalla paura e anche dalla noia, mentre Majoli fotografa la teatralità dell’uomo nella vita quotidiana. «È un piccolo capitolo di un grande lavoro iniziato tanti anni fa – spiega – Ho scattato in bianco e nero curando molto, in stampa, il dettaglio della grana e poi passando con lo spray quella velatura che rende le foto come pittura ad olio. Roma è la città del potere, ho fotografato momenti di manifestazioni, incontri politici ma anche situazioni bizzarre a Porta Portese o alla Stadio Olimpico con i due interpreti simultanei che traducono un evento di calcio. Ci sono pure i pini caduti, perché quando aprivo i giornali se ne parlava sempre; i gessi della mostra di Canova, copie degli originali fatte dallo stesso scultore e la ragazza con il fumogeno durante una manifestazione a San Basilio… tutto questo insieme fa Roma».