«Prima che si concluda il mandato della presidente Bachelet, la situazione delle donne sarà notevolmente migliorata». Così assicura al manifesto Claudia Pascual, ministra cilena a capo del Servizio nazionale per la donna (Sernam). Durante la sua recente visita in Italia, Pascual ha illustrato alla Camera il nuovo assetto istituzionale di cui il Cile sta per dotarsi «e che consentirà al tema di genere di attraversare tutte le politiche dello stato».

Antropologa di formazione, proveniente dal movimento femminista e studentesco, la ministra è stata eletta nel Partito comunista, che fa parte dell’ampia coalizione governativa. L’8 marzo del 2015, Bachelet ha promulgato la legge per creare un nuovo ministero della Donna e l’uguaglianza di genere, in via di attuazione. E martedì ha ottenuto che il parlamento discuta, con procedura d’urgenza (al massimo entro 30 giorni), la legge sulla depenalizzazione dell’aborto, approvata a settembre dalla Commissione salute della Camera, ma sempre rimandata.

Quale sarà il compito del nuovo Ministero della Donna e delle Pari Opportunità?
L’obiettivo è quello di porre l’uguaglianza tra donne e uomini al più alto livello delle politiche pubbliche. Il compito del Ministero è quello di progettare, coordinare e valutare politiche e programmi destinati a promuovere e raggiungere l’uguaglianza e le pari opportunità e, naturalmente, cercare di eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne.

Qual è ora la situazione della donna e cosa cambierà dopo?
E’ indubbio che la situazione delle donne nel nostro Paese è migliorata rispetto a 20, 40, o 60 anni fa. Tuttavia, resta ancora molto da fare per raggiungere la piena uguaglianza con gli uomini. Ad esempio, in Cile il tasso di occupazione delle donne ha raggiunto il 48,1% nel mese di giugno di quest’anno, mentre quello degli uomini superail 75%. Le donne guadagnano tra un 26 e un 33 % meno degli uomini per lo stesso lavoro. Quasi un milione e trecentomila donne non ha un salario, lavora fra le pareti domestiche per occuparsi di figli, figlie o familiari malati o anziani non autosufficienti. Una donna su tre nel 2013 ha dichiarato di essere stata vittima di violenza psicologica, sessuale e fisica. Le donne rappresentano solo il 15,8% del parlamento, nonostante siamo le più presenti in tutte le organizzazioni sociali, territoriali e politiche. Siamo sottorappresentate in tutti gli spazi decisionali a livello economico e politico, nonostante siamo il 52,7% della popolazione in tutte le realtà femminili. Pertanto, l’Agenda delle Pari Opportunità del Governo della Presidente Bachelet cerca di promuovere con forza l’autonomia fisica, economica e politica delle donne, recuperando e riconoscendo la diversità delle donne che vivono nel Paese. Vogliamo promuovere una cultura che ponga fine agli stereotipi e ai pregiudizi discriminanti. Vogliamo concludere il governo della Presidente Bachelet con maggiori diritti alle donne che migliorino la loro qualità di vita.

Quale sarà il rapporto con le donne di altri Paesi che, come il Venezuela, hanno già fatto grandi progressi nell’ambito dei diritti e delle pari opportunità?
Il Cile, nei 24 anni di esistenza del Servizio Nazionale per la Donna ha lavorato con i trattati internazionali e in relazione con tutti i Paesi e le istanze di coordinamento per lo scambio di esperienze che permettessero di progredire verso una maggiore uguaglianza per le donne. Per esempio, il Cile è stato uno dei primi Paesi dell’America latina a stabilire un’istituzione per le pari opportunità (il Sernam) e fino a un anno fa osservavamo come gli altri Paesi avanzavano nelle istituzioni e nei diritti. Per questo il programma di Governo della Presidente ha posto come prima misura dell’Agenda per le pari opportunità l’invio del progetto di legge che avrebbe dato vita al Ministero della Donna e delle Pari Opportunità, dopo solo 16 giorni dall’inizio del mandato. Pertanto, continueremo a partecipare alle attività di coordinamento e ai meccanismi di controllo dei diritti delle donne che consentano lo scambio con i paesi dell’America latina e dei Caraibi e con il resto del mondo. La battaglia per i diritti delle donne non è solo un compito nazionale, ma di tutti i Paesi, è una battaglia per i diritti umani.

Il Cile sta discutendo su come cambiare la costituzione di Pinochet. Qual è la sua posizione? Le organizzazioni popolari chiedono un processo costituente…
Il Cile ha bisogno di una nuova costituzione, costruita sulla base di un dibattito ampio e partecipato, che permetta di stabilire i contenuti da consacrare in questa Magna Carta. Come governo ci impegniamo per promuovere un processo partecipativo, istituzionale e democratico. Qualche settimana fa, la Presidente ha sollecitato l’inizio di un processo costituente con un’ampia informazione e formazione civica della cittadinanza sui dibattiti costituzionali. Vogliamo che il dibattito costituzionale accentui i contenuti e le possibilità della nuova costituzione e non solo i meccanismi del dibattito. Che non coinvolga solamente esperti, esperte, ma il maggior numero di cittadini. Per questo, la Presidente ha chiesto di iniziare un percorso durante il quale la cittadinanza possa esprimersi attraverso il dialogo, le proposte, la discussione. E spero soprattutto che se noi donne siamo il 52,7% della popolazione, possiamo dare un contributo fondamentale da protagoniste affinché l’uguaglianza tra i sessi venga dibattuta nella Nuova Costituzione.

I movimenti studenteschi non sono contenti della legge sull’istruzione. Che succede? Quali sono stati i progressi e quali le debolezze del Governo Bachelet?
La trasformazione dell’istruzione pubblica in un’istruzione pubblica di qualità, gratuita e senza fini di lucro, compresa l’istruzione superiore, è un lavoro profondo, complesso, che richiede molte risorse e deve essere affrontato integralmente. In base alla realtà economica del Paese, il governo si è impegnato a iniziare a marzo 2016 con la gratuità dell’istruzione superiore del 50% degli studenti più vulnerabili negli istituti accreditati dallo stato. Questo, che per molti Paesi sembra ovvio, in Cile non lo è, dal momento che sia l’istruzione pubblica che quella privata non sono gratuite. Trasformare questa caratteristica implica il confronto di opinioni e di interessi.

In America Latina, alcune questioni storiche e di frontiera creano problemi nelle relazioni internazionali e nelle relazioni con i movimenti sociali. E’ così per il Cile riguardo lo sbocco al mare della Bolivia…
Il rispetto dei trattati è alla base delle relazioni che il Cile ha sostenuto con tutti Paesi. Con la Bolivia abbiamo un trattato vigente dal 1904. Il Governo ha manifestato la disponibilità al dialogo e alla conduzione delle relazioni internazionali all’insegna del rispetto dei trattati internazionali e del diritto internazionale.

Il Cile è al centro delle relazioni commerciali e politiche con gli Usa nell’Alleanza del Pacifico. Che succede con il blocco dei paesi progressisti e socialisti che fanno parte di altre alleanze solidali come l’Alba?
Il Cile segue una politica economica e commerciale di regionalismo aperto. Facciamo parte del Mercosur e dell’Alleanza del Pacifico, e come Governo stiamo promuovendo il dialogo tra le due istanze d’integrazione perché il Governo del Cile non le considera come concorrenti ma complementari.

Nel Cile colpito dall’11 settembre 1973, c’è oggi chi, anche nell’alleanza governativa, difende i golpisti del Venezuela che cercano di rovesciare il socialista Nicolas Maduro. Come mai?
Il Governo non difende i colpi di stato. Sappiamo molto bene cos’è il terrore delle dittature militari e la violazione dei diritti umani. Siamo rispettosi dei processi interni di ogni paese. Crediamo nel diritto di ogni paese a decidere il proprio sistema politico, crediamo nel rispetto dei diritti umani e della democrazia.