Ho fatto un tour elettorale nel Mezzogiorno attraversando città e piccoli paesi che avevo già visitato altre volte. Mi è tornata alla mente la Carovana «Viaggio nella memoria del Sud al tempo delle Leghe» che organizzammo, con il Cric (una ong meridionale) nel giugno del ’91.
Fu un viaggio indimenticabile per la calorosa accoglienza dei gruppi di compagni ed amici che ci ospitavano la notte, per l’incontro con migliaia di persone, per il grande entusiasmo che ci guidava e non ci faceva sentire la fatica. Partendo da Avola e arrivando ad Avellino, per due settimane, portammo in tante piazze un «labirinto» composto da centoventi pannelli che raccontavano la storia del Mezzogiorno dall’Unità d’Italia alla caduta del muro di Berlino.In questo percorso le persone incontravano non solo immagini e testi tratti dalla letteratura sociale meridionale, ma anche la stanza del poeta, una degustazione dei prodotti biologici del luogo, e un gruppo di immigrati che raccontavano la loro storia. Alla fine del percorso, su un telone bianco, i visitatori erano invitati a rispondere con un pennarello alla domanda : quale futuro per il nostro Sud ?

«Solo un dio ci può salvare»

Le risposte, poi raccolte da Franco Araniti in un testo per la rivista «Sud-Sud», erano decisamente sconfortanti. La più frequente: «Solo un dio ci può salvare». In qualche caso c’era un richiamo ad una generica ribellione, una denuncia della classe politica corrotta, e qualche insulto alla Lega Nord che stava emergendo proprio in quella fase. Solo col tempo ho compreso che quelle risposte nascondevano una grande verità: la «» moriva in quegli anni e non ci sarebbe stato più un progetto collettivo e condiviso di riscatto del Mezzogiorno.

La depressione è peggio della crisi

A distanza di oltre venti anni molte cose sono cambiate ma un tour elettorale è un viaggio troppo veloce, qualche volta superficiale, per cogliere nel profondo i cambiamenti in atto. Provo a restituire qualche flash: i tanti giovani in una affollata piazza ad Altamura che ti ascoltano e ti interrogano, le donne al mercatino di Capurso che incontriamo insieme ad altre due candidate (Teresa Masciopinto ed Eleonora Forenza), chi si ferma a discutere e chi dice «non voto, non voto», il grillino a Matera che si avvicina dopo il comizio in piazza e ti dice «mi hai convinto, non voto più M5S». E ancora: la grande piazza di Bianchi, un paesino della Calabria, dove la gente si mette in circolo sotto gli alberi per difendersi da un sole implacabile, la piccola comunità di Carlopoli che ancora ricorda il suo giovane e straordinario sindaco scomparso tragicamente in un incidente stradale, o la non-piazza di Sersale,un incrocio di stradine strette che salgono e scendono rapidamente, i volti degli anziani seduti sul «bizzolo» che non sai se ti ascoltano o ricordano, altri comizi e altri tempi.

E potrei continuare con la bella notte passata a Crotone con i compagni/e dell’Arci, il calore umano e le speranze del gruppo che sostiene l’aspirante sindaco della bianca Ostuni, il dolore dell’Aquila, ma anche il piacere di conoscere la leader del movimento delle carriole, Anna Lucia, candidata anch’essa a queste elezioni europee. E mi fermo qui per ovvie ragioni di spazio.
Quello che posso dire è che il degrado spirituale, ovvero la depressione, la mancanza di prospettive, è forse più grave del degrado economico e sociale che questa crisi ha prodotto.

Tre giovani su cinque sono emigrati

La gente del Sud, a partire dai giovani, ha reagito in gran parte con la «diserzione», che noi chiamiamo emigrazione di massa (tre giovani su cinque hanno lasciato il Mezzogiorno negli ultimi dieci anni), ma è un’altra cosa. Spesso si è detto e scritto che negli anni ’50 si partiva dal Mezzogiorno con le valigie di cartone ed oggi con la laurea, ma è lo spirito con cui si emigrava e si emigra che è cambiato. Una volta i nostri emigranti avevano un progetto di vita, spesso pensavano di mettere i soldi da parte per farsi la casa e ritornare, come hanno fatto in questi anni i rumeni o gli albanesi emigrati in Italia.

Oggi i giovani abbandonano il Sud senza un progetto, con la rabbia dentro e la voglia di tagliare le radici. Certo, non tutti. Tanti ritornano respinti dalla crisi economica, dalla precarietà e dai costi insostenibili della vita nelle grandi città del Nord. Ne ho incontrati diversi con i volti tristi e lo sguardo nel vuoto. Ma ho incontrato anche giovani che vogliono capire, che ti fanno domande puntuali su questa crisi e sul significato delle elezioni europee che in Italia si sono ridotte ad una competizione di boxe tra Renzi e Grillo, dove cerca di entrare un terzo pugile ormai suonato.

L’Europa è lontana

È stato molto difficile parlare di Europa tra le montagne della Calabria, della Basilicata o davanti alle macerie dell’Aquila. È stata un’impresa ardua far capire, al di là dei militanti di Sel, Rifondazione ed esponenti dei movimenti, la prospettiva che offre «L’Altra Europa con Tsipras» di far sentire la voce del Mezzogiorno, di creare una grande alleanza tra le popolazioni del Sud Europa massacrate dalle politiche di austerità e dai diktat delle oligarchie finanziarie, per rinegoziare il debito pubblico che ci sta soffocando.

Ma, è stato anche bello vedere come in diversi piccoli paesi ci siano giovani amministratori eletti con una lista civica dai chiari contenuti di sinistra. Penso che alle prossime amministrative di domenica avremo delle belle sorprese, in luoghi magari poco noti ma non per questo meno importanti. Così come ho colto una grande speranza che questa lista, che ha unito diverse anime della sinistra e dei movimenti, possa consolidarsi, possa andare al di là delle elezioni europee.

Chi vota Grillo non vota nessuno

Certo, dipenderà molto dal risultato di domenica prossima. La paura di non farcela, di cedere al ricatto del voto utile che il Pd sta abilmente manovrando, può impedire di superare la soglia. Eppure, rimango convinto che supereremo la soglia del 4% perché questa lista presenta una qualità di candidati che non ha paragone con nessun’altra, e la credibilità del candidato, la sua storia e il suo impegno civile e culturale hanno ancora un peso.
Purtroppo, la stragrande maggioranza degli italiani a due giorni dalle elezioni non sa che si vota, per la prima volta, per indicare il presidente della Commissione Europea. Non sa, per esempio, che chi vota Forza Italia vota Juncker, chi vota Pd vota per Schulz e chi vota Grillo non vota per nessuno, perdendo una occasione storica per rendere più rappresentative le istituzioni europee. Malgrado la disinformazione di massa, la simpatia suscitata da Alexis Tsipras, la vicinanza culturale con l’unico esponente del Sud Europa candidato alla presidenza della Commissione Europea, ci induce all’ottimismo. Soprattutto nel Mezzogiorno.

P.S. Non posso dimenticare l’emozione suscitata dalle tracce lasciate da Franco Arminio nei piccoli paesi dell’Appennino meridionale. Dovunque sia passato, e ha girato tanto, ha lasciato un messaggio che tocca i sentimenti delle popolazioni di paesi marginalizzati dove nessuno porta un gesto o un segno di speranza come fa lui.