Per la prima volta nella sua storia, garzie a un gol su rigore a tempo scaduto, la Grecia accede agli ottavi di finale della Coppa del Mondo, dove incontrerà la Costa Rica. Gli ellenici vanno avanti proprio nel momento in cui la conta dei sopravvissuti della spedizione europea in Brasile si fa sempre imbarazzante: fuori subito, oltre alla Spagna, tre nobili come Italia, Inghilterra e Portogallo.

Dopo la sconfitta con la Colombia e il pareggino con il Giappone di Zaccheroni, la Grecia portava già incollato addosso il solito marchio: squadra lenta, brutta, senza idee né gioco. Lo stesso refrain del 2004, quando guidati dal tedesco Otto Rehhgel gli ellenici vinsero, contro ogni pronostico, gli europei in Portogallo a colpi di catenaccio e contropiede.
Poi arriva la partita più importante, dall’altra parte c’è la Costa d’Avorio di Gervinho e Drogba. Vincere e sperare, i comandamenti della disperazione. Il primo tempo si chiude con un gol e una clamorosa traversa all’attivo, meriti propri e imbarazzante difesa africana fanno ben sperare. Nella ripresa arriva un altro legno, ma a un certo punto Gervinho si ricorda di essere un fenomeno e serve un assist al bacio per Bony, che da due passi insacca senza problemi. Manca un quarto d’ora. È una questione di nervi: saltano gli schemi, la Costa d’Avorio, senza più centrocampo, sbanda ma resiste. A dieci minuti dal termine un cross di Torosidis dalla destra va a sbattere ancora sul palo. Sembra il sigillo finale della malasorte sul mondiale greco. All’ultimo respiro, l’imponderabile: Sio butta giù Samaras in area, è rigore netto.

Tutti lo descrivono come un gran signore dentro e fuori dal campo, Giorgos Samaras. L’attaccante con il nome del primo ministro gran cerimoniere dell’austerità che ha messo in ginocchio il paese, e attualmente svincolato, dopo essere stato scaricato dal Celtic per motivi fumosi. Era un idolo per la tifoseria della squadra scozzese, che ha cominciato a idolatrarlo quando, tre anni fa, segnò una doppietta in casa degli arcirivali, i Rangers.
Sul dischetto ci va lui, con invidiabile calma olimpica, vista la situazione. Siamo al 93’ e un calcio di rigore è il confine esatto tra il passaggio del turno e l’eliminazione. Samaras tira come ti insegnavano a farlo una volta: basso e angolato. Rete. L’arbitro fischia la fine e mentre tutti gli uomini in divisa bianca festeggiano in mezzo al campo, l’uomo della partita e della storia è ancora nell’area della Costa d’Avorio a cercare di consolare il portiere Barry Copa, che piange con la faccia a terra.

Adesso per la Grecia si apre un capitolo interessante: è vero che la Costa Rica ha stravinto il suo girone mettendo in fila Uruguay, Italia e Inghilterra, ma poteva andare molto peggio. I quarti di finale non sembrano una missione impossibile Capitan Karagounis – qualcuno se lo ricorderà per un paio di nient’affatto esaltanti stagioni all’Inter – vede l’impresa a 37 anni compiuti, l’allenatore portoghese Fernando Santos ad Atene è già un eroe. Così, mentre in Italia siamo alla variante calcistica di un classico della sinistra (l’analisi della sconfitta), in Grecia la speranza risorge. È l’Altra Europa con Samaras.