L’accordo per creare una banca dello sviluppo con un apporto iniziale di 100.000 milioni di dollari e un fondo di riserve delle stesse dimensioni: per sfidare il dominio occidentale sulla finanza globale. Questi gli obiettivi principali del VI vertice in corso in Brasile fra i paesi delle economie emergenti: i cosiddetti Brics, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Creato nel 2001, il gruppo ha accolto il Sudafrica e aggiunto la relativa “s” dell’acronimo, nel 2010.

È così attualmente rappresentato circa il 27% del territorio mondiale, con 39 milioni e 744.591 Kmq in America, Asia, Europa e Africa. Si contano 112.945 milioni di tonnellate di riserve petrolifere, e 48.337,7 milioni di metri cubici di gas naturale. In base agli ultimi censimenti effettuati nei cinque paesi, nei Brics si ritrova il 43% della intera popolazione del pianeta, con 2 miliardi, 992 milioni e 221.736 persone, e si concentra il 25% del Pil mondiale. Nel 2030 si prevede che costituirà il 50%. Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, il gruppo degli emergenti sarà quello con la maggior crescita economica, all’interno del 3,7% previsto quest’anno.

La Banca di sviluppo, che entrerà in funzione nel 2016 e sarà basata in Cina, potrà effettuare prestiti non solo ai paesi membri, ma anche ad altre nazioni emergenti: sempre per l’infrastruttura e lo sviluppo sostenibile, come annunciato dal tema del vertice, «Crescita inclusiva: soluzioni sostenibili». Un’alternativa all’Fmi e alla Banca mondiale e ai tribunali di arbitraggio internazionale, che rispondono alle sollecitazioni delle grandi corporations. Un argomento che verrà affrontato oggi e domani a Brasilia, quando i Brics discuteranno con le nazioni sudamericane che compongono la Unasur e la Celac, la Comunità degli stati latinoamericani e caraibici che esclude solo Usa e Canada. In primo luogo, il debito dell’Argentina con i «fondi avvoltoi» che reclamano una somma in grado di portare il paese a un nuovo default. Cristina de Kirchner ne parlerà al vertice, preceduta dalla decisione del presidente russo Vladimir Putin che ha condonato il 90% del debito contratto da Cuba con l’Unione sovietica.
Ci saranno anche i paesi del «socialismo del XXI secolo», come Venezuela, Bolivia e Ecuador, che hanno già solide relazioni con i Brics.

L’Ecuador sta negoziando accordi con l’Europa, nel quadro dell’altro grande disegno, però a guida nordamericana, il Ttip. E per questo subiscono già contestazioni preventive, come succede a Quito con le manifestazioni dei contadini contro il governo Correa. Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha detto che parlerà alla Cumbre della difesa della vita e della sovranità della Palestina.