Enorme agglomerato composto da cinque campi piantati nell’aridissima regione di Garissa, al confine tra Kenya e Somalia, Dadaab tuttora offre rifugio a oltre 200 mila persone. È il campo profughi più grande del mondo e uno dei più tormentati, visto che dall’insediamento della prima tendopoli nel 1992 a oggi le autorità kenyane, che lo gestiscono a fatica insieme all’Onu, hanno provato più volte a chiuderlo.

Ultimo tentativo, un ordine emanato in tal senso lo scorso maggio dal governo di Nairobi. Con la scusa che offrirebbe ospitalità ai miliziani di al Shabab, l’organizzazione jihadista che controlla ancora vaste aree della vicina Somalia (che poi è il posto da cui sono fuggiti tutti i profughi di Dadaab) e non è nuova a incursioni sanguinose in territorio kenyano.

Ma ieri è arrivato l’altolà della Corte suprema del Kenya: la decisione del governo è «illegale» e «anticostituzionale», oltre che contraria alle leggi internazionali sulla protezione dei rifugiati, dicono i giudici nell’annullarla. Impensabile rispedire i profughi in un paese ancora in preda al caos.

 

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