Brutto colpo per l’amministrazione Trump: la Corte Suprema ha respinto la richiesta di chiudere il programma voluto da Obama per proteggere i Dreamers, i giovani arrivati negli Stati uniti da bambini a seguito di genitori illegali. Il programma consente loro di vivere legalmente negli Usa, se vi sono arrivati quando avevano meno di 16 anni e se è accaduto entro il 2007; Trump aveva intenzione di chiudere il programma entro il 5 marzo, ma quella scadenza è ormai priva di significato. Ora migliaia di Dreamers potranno continuare a rinnovare il loro status ogni due anni, come era previsto, fino che il caso non raggiungerà nuovamente l’alta corte. Per questo potrebbe volerci un anno se non di più.

Il verdetto della corte era prevedibile in quanto i giudici accettano raramente gli appelli che chiedono loro di aggirare i tribunali di grado inferiore; se il Congresso nel frattempo, dovesse accordarsi e agire in modo bipartisan, come ha tentato durante gli ultimi mesi,per estendere il programma, o per fornire un percorso alternativo di cittadinanza ai suoi destinatari, il caso legale verrebbe probabilmente chiuso.

Il primo ad esultare è stato il procuratore generale di New York, Eric Schneiderman che ha definito la richiesta di Trump, «illegale e discriminatoria», ma la notizia è stata accolta con gioia da tutto il partito democratico e anche, seppur più moderatamente, da alcuni repubblicani.

A sostegno dei Dreamers non si erano schierati solo i rappresentanti della difesa dei diritti civili, ma anche il mondo dell’imprenditoria e tutta la Silicon Valley.