La politica dei respingimenti in mare dei profughi che ha caratterizzato fin da subito il governo conservatore di Canberra ha ora un oppositore interno istituzionale. L’Alta corte di giustizia ha bloccato ieri il tentativo del ministro dell’Immigrazione e della Protezione delle frontiere (questa la nuova denominazione del dicastero), Scott Morrison, di riconsegnare alle autorità dello Sri Lanka i 153 profughi tamil fuggiti dal Paese e intercettati dalla marina australiana su un barcone al largo delle coste del continente. Secondo quanto riportato dall’Abs News, i giudici di Canberra hanno imposto all’esecutivo centrale della federazione australiana di congelare il respingimento fino a martedì prossimo, quando il caso sarà discusso davanti all’Alto tribunale. L’imposizione è arrivata ieri dopo che il governo del conservatore Tony Abbott si è visto costretto – per la prima volta in assoluto – ad ammettere di aver respinto in mare aperto e consegnato, domenica mattina, alla marina srilankese che ne aveva dato notizia altri due natanti con 41 richiedenti asilo. Secondo la denuncia di alcuni esponenti politici australiani e di molte organizzazioni per i diritti umani del Paese, anche in questo caso quasi tutti i profughi respinti sarebbero di origine tamil, e dunque a rischio di persecuzioni, arresti e torture nello Sri Lanka.
Anche l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha espresso «profonda preoccupazione» per la violazione dei diritti umani e delle leggi internazionali, e ha chiesto all’esecutivo australiano di fare chiarezza sulla vicenda. La marina srilankese, infatti, ha confermato di aver ricevuto i 41 profughi e di averli consegnati alla Divisione investigazioni penali, nel porto di Galle. E il governo dello Sri Lanka ha fatto sapere che i fuggiaschi saranno accusati di aver lasciato il Paese illegalmente e, se ritenuti colpevoli, saranno condannati al «carcere duro».
Solo a questo punto il ministro Morrison – che fin dall’insediamento, a settembre 2013, ha promesso mano dura verso i boat people – dopo una settimana di silenzio si è visto costretto a fornire i dettagli sul respingimento dei due barconi intercettati alla fine di giugno a ovest delle isole Cocos. Morrison ha raccontato, secondo quanto riferisce la Bbc news, che i profughi sono stati riportati domenica in acque srilankesi, al largo di Batticaloa, per essere riconsegnati alle autorità del Paese, dove sarebbero stati subito «sottoposti ad un accusato screening», ma che tra loro – ha aggiunto il ministro dell’Immigrazione australiano – ci sarebbero stati «solo quattro tamil» le cui richieste di asilo sono state valutate «in teleconferenza».

Secondo Morrison, solo uno dei richiedenti asilo tamil avrebbe potuto ottenere lo status di rifugiato in Australia, ma avrebbe scelto di rinunciare alla richiesta e di tornare nello Sri Lanka dopo aver appreso che sarebbe stato rinchiuso a tempo indefinito in attesa di una decisione – come avviene regolarmente con gli asylum seeekers, per lo più iraniani, iracheni o curdi, provenienti dall’Indonesia – in un campo di detenzione allestito dalle autorità australiane nelle isole Manus o Nauru, nel Pacifico, o in Papua Nuova Guinea.

Contemporaneamente, però, il ministro si è rifiutato di rispondere alle domande riguardo la sorte dei 152 profughi tamil che, secondo i media australiani, provenivano da un campo profughi in India e che starebbero per essere riconsegnati dalle autorità australiane nelle mani della polizia di frontiera dello Sri Lanka. L’isola dell’Oceano Indiano è sotto osservazione speciale dell’Unhcr per la violazione dei diritti umani fin dalla guerra contro i separatisti tamil che si concluse nel 2009. Eppure il governo australiano, che finora non aveva mai ammesso questa pratica di respingimento contro i barconi di profughi provenienti dai Paesi limitrofi, si difende, come fa notare la Bbc, spiegando che «la sua politica in materia di asilo mira a salvare vite umane».