L’amore gay tra un allenatore e il suo allievo, un ragazzo di talento che gareggia sui 5 e 10 mila metri e fa ben sperare per una medaglia d’oro alle olimpiadi, nasce sulla pista di atletica di un’università americana. Per trattare il tema dell’omosessualità, la scrittrice americana Patricia Nell Warren ha scelto il terreno dello sport, un ambiente conservatore ed omofobo per eccellenza, ieri come oggi. In Italia, soprattutto nel calcio, ma vale anche negli altri sport, è meglio non fare coming out, calciatori e atleti non sopravviverebbero ai pregiudizi e alle invettive di un ambiente omofobo, a cominciare dai massimi dirigenti delle principali federazioni sportive, che negano il problema per non affrontarlo.
Patricia Nell Warren verso la metà degli anni Settanta del secolo scorso ha scritto un romanzo, The front runner, che l’editore Fazi manda in libreria in una nuova edizione con il titolo di La corsa di Billy (euro 18,50), il primo romanzo di denuncia dell’omofobia negli ambienti sportivi, la cui pubblicazione aveva favorito la formazione dei frontrunners, gruppi di atleti gay espressione delle comunità Glbt, che correvano le maratone di Boston, New York, San Francisco. Il libro racconta la storia dell’ex marine, Harlan Brown, stimato allenatore di una prestigiosa università americana, la Penn State University, che sospettato di omosessualità a seguito delle denunce di un ragazzo, viene licenziato in tronco. Brown perde il lavoro, si separa dalla moglie, costretto a garantire i viveri a lei e ai figli, dopo lo scandalo deve fronteggiare l’infamia di omosessualità, per mantenersi girovaga nelle redazioni dei giornali sportivi di secondo piano, corregge bozze e scrive articoli sui meeting di atletica, sufficiente per rendersi conto di che pasta è fatta l’ambiente del giornalismo: ” Gli atleti sono uomini, mi aveva detto mio padre. I marine sono uomini, aveva detto l’esercito. Gli allenatori sono uomini. Cavolo, persino i cronisti sono uomini. Quelli che conosco io sono un branco di puttanieri”. A Brown viene proposto di fare l’allenatore di una università meno prestigiosa della precedente, il cui fondatore è di idee liberali e non vuole entrare nel merito di ciò che l’allenatore fa sotto le lenzuola, basta che non ci siano scandali pubblici. A Brown sembra di rinascere, dentro l’università torna a coltivare talenti dell’atletica, si promette di non innamorarsi di nessuno, sia studenti che professori, pur frequentando nel fine settimana di nascosto e con il timore di essere scoperto i locali gay di New York. La sua vita procede tranquilla fino a quando alla Prescott University arrivano tre studenti, espulsi a loro volta da un’altra prestigiosa università, che sfornava campioni di atletica facendo man bassa di medaglie e primati nelle gare. Quei tre ragazzi sono stati espulsi dall’università per la loro omosessualità, due di loro scoperti da un docente ad amoreggiare, il terzo Billy si è unito a loro per solidarietà. A consigliarli di presentarsi da Brown è il padre di Billy, gay e noto avvocato di New York che sostiene la causa omosessuale, l’ex marine sa che la presenza dei tre potrebbe indurlo in tentazioni, ma alla fine accetta di allenarli, perché ritiene che quei ragazzi, come lui, non dovessero pagare per la loro omosessualità. Tra il duro Brown, stimato per i suoi metodi di allenamento e il suo modo di fare da sergente di ferro, oltre che per i risultati, e il leggiadro Billy che con le sue lunghe gambe vola sulle distanze, è amore a prima vista, quel corpo giovane e dalle lunghe leve fa impazzire Brown, che si impone di resistere inasprendo il suo atteggiamento duro verso Billy, fino a quando i due nel corso di una seduta di allenamento, davanti all’intera squadra di atletica, arrivano alle mani. E’ lo scontro fisico con i sensi di colpa di entrambi che scioglie le durezze dell’ex marine. Durante una corsa mattutina ai limiti di un bosco i corpi di Brown e Billy si sciolgono, sull’erba ancora bagnata dalla brina, in un amore mai vissuto in precedenza. La relazione tra i due si consolida, pur tra mille precauzioni, non sufficienti a far sì che nell’ambiente dell’atletica di vertice non circolino voci sulla loro omosessualità, soprattutto perché Billy con le sue poderose falcate fa registrare tempi da qualificazione olimpiaca e i dirigenti dell’atletica americana non possono permettersi che un atleta gay possa vincere la medaglia d’oro a Montreal. La macchina della delegittimazione e dell’odio si mette in moto, lo scandalo dell’amore gay tra Brown e Billy è vissuto come un’onta, ma alla fine i due vanno a Montreal. Quel ragazzo vincerà l’oro sui 10 mila metri, la settimana successiva corre i 5 mila, sul rettilineo finale stacca il secondo che non ce la fa più, ha finito ogni riserva di ossigeno, ancora poche decine di metri e sarà suo il secondo oro. L’orgoglio delle comunità gay non arriverà al traguardo, una pallottola in testa gli scompone la grande falcata, Billy cade sulla pista, una mano frutto della campagna di odio scatenata contro i due ha premuto il grilletto e fermato l’onta gay che avrebbe macchiato l’America.
Patricia Nell Warren, tra le prime donne a correre la maratona di Boston, ha scritto un grande romanzo, che ha ritmo e qualità. La corsa di Billy è una denuncia coraggiosa sui drammi dell’omosessualità di atleti che non possono fare coming out a causa dell’omofobia dell’ambiente sportivo.