Più di 1.050 città in 89 paesi si mobiliteranno venerdì prossimo per il Global strike for Future, la manifestazione contro i cambiamenti climatici nata grazie all’impegno della sedicenne svedese Greta Thunberg. Lo sciopero per il clima, promosso da studenti e studentesse, in Italia occuperà 109 piazze e, in particolare, quelle di Roma, Milano e Torino. Ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ammonito: «Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale, per scongiurarla occorrono misure concordate a livello globale».

Il capo dello stato era a Belluno: prima tappa il cimitero di Longarone per rendere omaggio ai duemila morti provocati dall’esondazione della diga del Vajont nel 1963 e poi il teatro comunale per commemorare le tre vittime della tempesta che, lo scorso ottobre, si è abbattuta sul bellunese. «Gli sforzi compiuti nelle conferenze internazionali hanno conseguito risultati significativi ma insufficienti – ha proseguito Mattarella – dunque bisogna fare di più e presto. Limitarsi a evocare la straordinarietà di fatti, che si affacciano prepotentemente, per giustificare noncuranza verso progetti di più lungo periodo è un incauto esercizio da sprovveduti».

La tempesta dell’autunno 2018 che ha distrutto le foreste del nord Italia, allagando e isolando decine di paesi, ha dimostrato che l’Europa non è immune da eventi estremi: «Sentire parlare della desertificazione di ampie fasce delle terre africane o dei violenti tifoni nei Caraibi, sulla costa degli Stati uniti o in Asia, appariva qualcosa di remoto, che non ci riguardava» spiega ancora Mattarella che invita a investire nella cura del territorio aggiungendo però: «Vanno respinte soluzioni già ampiamente sperimentate in passato con esito negativo, talvolta premessa per futuri disastri. Opere di contenimento e regimentazione, se non suffragate dall’apprendimento delle precedenti esperienze, ottengono al contrario risultati opposti a quelli prefissati, violando equilibri secolari che vanno difesi. Rischiamo di ritrovarci altre volte a piangere vittime, frutto non della fatalità ma drammatica conseguenza di responsabilità umane. L’esperienza del Vajont ce lo insegna».

Dopo le precipitazioni e i venti dell’autunno siamo poi passati a una nuova crisi di natura differente. La gravità della situazione è stata segnalata da Coldiretti che ha analizzato i dati Isac/Cnr: «È allarme siccità per effetto di un inverno asciutto segnato da precipitazioni dimezzate al nord rispetto alla media storica, che hanno lasciato a secco fiumi, laghi, invasi, terreni e senza neve le montagne, nel momento in cui l’acqua è essenziale per l’irrigazione». Si tratta di una condizione peggiore di quella del 2017, che costò 2 miliardi di euro di danni all’agricoltura.

Greenpeace commenta: «Gli eventi meteorologici estremi ci inchiodano alle nostre responsabilità. Dopo le tempeste e le alluvioni dello scorso autunno, con decine di morti e miliardi di danni, c’è stato un inverno che già lascia presagire una preoccupante siccità». I Verdi sottolineano: «Gli eventi climatici che si stanno verificando non sono più da considerarsi straordinari, sarebbe incauto non avere su questo progetti e visioni che guardino il lungo periodo». Per poi ammonire: «Alla politica che lavora per riempire di cemento le ultime zone agricole, per spargere sui suoli agricoli i fanghi tossici, estrarre petrolio, chiediamo di non rovinate la mobilitazione con la loro ipocrisia».

Ha aderito allo sciopero per il Clima anche il Wwf: «Gli ultimi cinque anni sono stati i più caldi mai registrati e gli scienziati continuano lanciare allarmi su una situazione che è sempre più ad alto rischio. Il tempo a nostra disposizione sta drammaticamente scadendo». E la senatrice di Leu, Loredana De Petris: «Dobbiamo tutti ringraziare il capo dello stato per le sue parole sui mutamenti climatici, che mettono a massimo rischio anche il nostro paese. Siamo davvero sull’orlo di una crisi climatica globale che può essere contrastata solo con scelte politiche coraggiose. Nell’agenda del governo, invece, questa urgenza non trova assolutamente posto e, al contrario, ci si muove spesso in direzione opposta a quella che sarebbe urgentissimo imboccare».