L’algoritmo che governa la scuola ieri ha colpito ancora. E stavolta ha fatto meno errori nei trasferimenti dei 33.282 docenti della secondaria assunti dalla «Buona Scuola» di Renzi rispetto a quelli contestati da migliaia di docenti meridionali della primaria costretti all’«esodo forzato» al Nord. I trasferimenti sembrano – dalle prime reazioni dei docenti sui forum online e i blog – rispettare le indicazioni degli interessati. Se non nella propria regione, l’algoritmo li ha assegnati negli «ambiti» scolastici nelle regioni da loro indicate. Nei prossimi giorni riceveranno dai presidi-manager interessati al loro «capitale umano» una proposta di colloquio e impiego per i prossimi tre anni. Tutto bene? Non proprio. Questo esito sembra essere il segno di un’altra discriminazione prodotta dal sistema «matematico e non metafisico». Così si è espressa ieri la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini fornendo un’altra, preziosissima, definizione che illustra la trasformazione «governamentale» della scuola. Con i trasferimenti su ambiti della scuola secondaria di secondo grado, i docenti della primaria che hanno denunciato errori nelle assegnazioni trovano una conferma della loro posizione.

Dalle prime segnalazioni è emersa l’anomalia dei primi 200 insegnanti in elenco ai quali sono stati attribuiti punteggi che variano da 200 a 350 punti. L’errore sembra essere dovuto alla compilazione dei moduli caricati sul sito «Istanze online». I dati sono stati caricati nel «cervellone» sul quale è intervenuto l’algoritmo che ha estratto il responso fatale. Il punteggio è anomalo perché un anno di servizio da precario nella scuola «vale» sei punti, uno di pre-ruolo tre. Anche ammesso che il candidato che ha presentato «istanza» (altro concetto rivelatore della mentalità neoliberista: si presenta istanza al regnante o al papa, qui a un algoritmo) abbia lavorato 20 anni da precario il massimo del punteggio raggiunto sarebbe di 200 punti.

La Uil Scuola segnala la presenza di altri errori compiuti dalla «formula matematica»: avrebbero prodotto lo stesso disordine negli altri ordini di scuola. Insegnanti con un punteggio maggiore sono finiti negli ambiti di altre regioni, sia pure indicati da loro stessi. Gli insegnanti con un punteggio inferiore, invece, hanno avuto una sede più vicina alla città di residenza. Tra i vari casi di «errori» segnalati c’è quello di un docente calabrese che è stato inviato a Latina con 54 punti, mentre nell’ambito di Catanzaro, da lui indicato prima di quello di Latina, è finito un collega con 34 punti, appartenente alla stessa «fase C» della mobilità.

Per questo popolo di docenti-viaggiatori non sono sottigliezze da poco. Considerata l’età media alta (over 40 e 50) si parla di persone con famiglie a reddito basso, costrette a cambiare città senza alcuna misura di integrazione al reddito, come accade al capo gabinetto scelto dalla sindaca di Roma Raggi: la magistrata Romana Raineri, tanto per fare un esempio. Si pensava che il contratto sulla mobilità sottoscritto dai sindacati e dal Ministero dell’Istruzione (Miur) nell’aprile scorso bastasse per ricondurre nell’ambito della legalità e dell’oggettività queste operazioni, seguendo l’ordine dei punteggi accumulati nel corso di tanti anni di lavoro. Passati sempre in treno o in macchina, macinando ogni giorno centinaia di chilometri per insegnare. Questo va ricordato, ad uso di un giornalismo improvvisato, con tanto di esibizione di dati e incapacità di leggerli per dare l’impressione di saperla lunga e ragionare sull’«oggettività». È stato un elemento fondamentale della propaganda renziana che per giorni ha condotto una campagna razzista contro i docenti del Sud all’insegna dell’urlo «lavativi» e «sfaticati». Uno stigma, a quanto pare, sanguinoso nella «Buona Scuola» degli algoritmi che non solo non rispettano i contratti integrativi sottoscritti, ma tendono a sussumerli come funzioni «matematiche» (Giannini dixit) e a sostituirli con le loro interazioni automatiche e ignote sia agli interessati che ai sindacati che hanno sottoscritto il contratto.