C’è nel seminare, nel prendersi cura dell’orto, nel dare l’acqua alle piante, una forza straordinaria che cura l’anima. Così il lavoro dei campi, nelle stalle e la fatica che richiedono ogni giorno, offrono a chi ha sofferto solitudine e disagio una nuova speranza, una serenità ritrovata.

Lo dimostrano le centinaia di iniziative di agricoltura sociale che negli ultimi decenni hanno coinvolto migliaia di persone in condizioni svantaggiate. Come la Cooperativa Capodarco che a Grottaferrata porta avanti un progetto innovativo di welfare per uno sviluppo solidale, sostenibile ed equo, attraverso l’esperienza della fattoria sociale «Tenuta mistica», dove si coltivano 30 ettari in biologico, con punto vendita diretto e un giardino aperto alla città e orti didattici per le scuole.
Da alcuni anni i terreni della Mistica ospitano anche un laboratorio sociale con persone del disagio mentale, inserendoli nel lavoro agricolo, sperimentando sul campo l’efficacia terapeutica del rapporto con la natura.

Anche la cooperativa sociale Lanterna di Diogene di Solara di Bomporto, è nata con per far vivere l’agricoltura non solo come mezzo di sostentamento ma anche come strumento di integrazione, come un percorso di realizzazione personale e sociale per ragazzi con disabilità, spesso esclusi dai cicli produttivi della società.
La Lanterna sconfessa in pieno questo pregiudizio e punta al momento sociale della ristorazione: l’orto, la vigna e l’osteria sono interamente curati dai ragazzi che si destreggiano benissimo anche in cucina.

Lungo tutta la penisola, secondo il primo rapporto di Coldiretti sull’Agricoltura sociale, sono circa 9mila le fattorie impegnate nel sociale (con un aumento di 7 volte dal 2013) in grado di offrire oggi un valore di servizi sanitari ed educativi che ha raggiunto il miliardo di euro. Sempre secondo il Rapporto, nell’ultimo anno, oltre 40 mila famiglie hanno usufruito dei servizi nati grazie all’impegno sociale degli agricoltori con azioni di aiuto e sostegno dei più fragili.

Dati che dimostrano l’importanza di questo comparto ma anche che occorre investire con prontezza, perché queste realtà, al pari di altri esempi di agricoltura civica, possono rappresentare una risposta concreta per uscire dalla crisi sociale ed economica che deriva dall’emergenza sanitaria. Una area di disagio molto ampia cresciuta ancora di più in questi mesi di pandemia con oltre 1 milione di nuovi poveri.

L’urgenza attuale, come evidenzia il rapporto di Coldiretti, «è dunque disegnare un futuro fondato sull’assunzione di precise responsabilità da parte di ogni attore nei confronti della collettività, valorizzando il tessuto collettivo, potenziandone le relazioni di prossimità e sostenendo reti virtuose e rigenerative».

È questo il valore aggiunto dell’agricoltura sociale che davvero sa essere modello produttivo buono pulito e giusto, impegnato nella tutela e nella promozione della biodiversità, e al tempo stesso attento a non lasciare indietro nessuno.