In territorio elvetico il termine azione è usato in commercio per promozione, offerta speciale. L’azione al cinema è un’altra cosa. Ce lo ricorda The Equalizer 2 – Senza perdono (sottotitolo per l’uscita italiana volto a favorire i duri di comprendonio). Alla regia Antoine Fuqua, presente alla proiezione in piazza Grande, regista anche del prototipo del 2014, stesso sceneggiatore, Richard Wrenk, stessa ispirazione, la serie tv anni ’80 Un giustiziere a New York, e stesso protagonista Denzel Washington, nei panni del presunto defunto agente Dia (Defense Intelligence Agency) Robert McCall. Detto così sembrerebbe tutta minestra riscaldata. Invece non è così complice l’understatement di Denzel Washington, anche quando si comporta da ammazzasette a fin di bene, e a una serie di notazioni secondarie che danno un po’ di spessore narrativo al film.

Una vicina di casa araba, il cui orto è bistrattato come il murale che ricorda la madrepatria, l’adolescente Miles tirato per la giacchetta dalla gang di spacciatori e ripescato da McCall che lo vuole salvare, l’anziano ebreo che cerca la sorella scomparsa da tempo, i ricchi giovanotti impenitenti che strapazzano ragazze senza sapere che hanno sbagliato i loro conti. Poi però c’è anche un gruppo di cattivoni professionisti che hanno deciso di giocare ancora più sporco di quanto già non avessero fatto con la loro agenzia di riferimento, erano killer di stato ora hanno capito che il personale è politico e che con quel lavoro ci si possono fare dei bei soldini. Solo che hanno steso, tra gli altri, la grande amica e ex capo di McCall e siccome il male nei film è efferato ma stupido, hanno fornito a lui tutte le prove dell’omicidio, convinti di passarla liscia.

Pur rispettando tutti i canoni dell’azione The Equalizer 2 non fa sconti e si fa anche discretamente apprezzare (negli Usa ha fatto già registrare 73 milioni di dollari di incasso). Peccato solo che tutti i tasselli del mosaico debbano concorrere a costruire un finale dal sapore zuccheroso e buonista, con contrappunto dei personaggi cattivi cattivi destinati a fare una fine orrenda. Ma Fuqua e Washington mantengono perfettamente premesse e promesse di un racconto che vuole solo intrattenere, salvando o vendicando i buoni e mettendo le dita negli occhi ai cattivi.