ParcoSofia è insieme un luogo simbolico, e, dicono quelli di La maschera, un modo di vivere in cui la realtà è «ammiscata a suonno e fantasia». Questa miscela offre terreno generoso al felice convivere di gente che, arrivata dall’Africa o nata nelle case popolari di Napoli, affronta i problemi tenendo alti dignità e amore per le proprie radici. Il disco, dunque, omaggia quel melting pot sempre più osteggiato dai rigurgiti nazionalisti che attraversano Italia ed Europa. Tradotto in musica, la sua notevole bellezza si esprime nell’intreccio di note fra tra la città partenopea e il Senegal, esaltata dalla voce di Roberto Colella con la complicità di Laye Ba, dai fiati di Daniele Sepe e dai tre Michele (Maione, Caso e Signore) rispettivamente alle percussioni, al violoncello e agli archi. L’intreccio di cui sopra acquista evidenza in Te vengo a cercà e Salaam Aleikum, ma circola in tutti i brani, arretrando soltanto nella dolcezza tutta napoletana di Serenata e Senza fa rummore. Il libretto permette di «decifrare» i testi, poesie dedicate a vite ogni giorno difficili.