Dopo gli anni impalpabili della gestione Ashton, ci si attendeva un piglio diverso, più deciso, verso il conflitto israelo-palestinese dalla nuova lady Pesc. E invece Federica Mogherini, Alto rappresentante per la politica estera europea – che di fatto comincia il suo incarico proprio con una visita, venerdì e sabato, in Israele e nei Territori palestinesi occupati – sembra partire più con un auspicio che con la determinazione che richiede questo storico dossier mediorientale. «Trovo che il nodo più interessante è se riusciremo ad avere uno Stato palestinese nei miei cinque anni di mandato», ha detto l’ex ministra degli esteri in un’intervista a La Stampa. Se riusceremo nei miei cinque anni di mandato? E’ davvero sconcertante che i massimi rappresentanti europei non pensino che sia venuta l’ora di mettere fine subito con azioni concrete all’occupazione israeliana e di riconoscere dopo decenni ai palestinesi il diritto all’indipendenza piena e alla libertà. Invece restano ancorati all’esito dell’interminabile, inutile ed intermittente negoziato cominciato più di venti anni fa ad Oslo e segnato dalle condizioni pesanti come macigni poste dalla parte più forte, Israele.

Lady Pesc è rimasta vaga nell’intervista proprio sul riconoscimento dello Stato di Palestina giunto da più parti europee, come il governo svedese e il parlamento britannico. «Mettiamola così, bisogna guardare alla luna, non al dito – ha risposto a una domanda su un possibile riconoscimento di tutta l’Unione – Il riconoscimento è il dito. La luna è lo Stato palestinese, l’elemento più importante». Suggestivo. Ma cosa farà Mogherini per arrivare alla luna visto che non si sbilancia neppure sul dito? All’orizzonte non si intravede nulla di nuovo. Tutto lascia credere che, oltre alle dichiarazioni di circostanza fatte da chi è all’inizio di una nuova importante missione, la nuova lady Pesc non farà altro che seguire il rituale europeo nei confronti di israeliani e palestinesi. Con le esitazioni e le debolezze tipiche dell’Unione quando si tocca la questione palestinese. «La nostra responsabilità è di andare a vedere se, come sembra, ci sono margini perché l’Europa eserciti un ruolo. Ce lo chiedono i cittadini europei», un’intera generazione «cresciuta mentre la questione israelo-palestinese restava irrisolta». Proprio per questo non è più tempo di auspici e occorre applicare le risoluzioni internazionali in Palestina.

Mogherini oltre agli incontri in Israele con il premier Benyamin Netanyahu ed i ministri degli esteri e della giustizia, e poi a Ramallah con il presidente Abu Mazen e il premier Rami Hamdallah, andrà anche a Gaza. Proprio la soluzione dei problemi di Gaza e della sua popolazione, prigioniera in un lembo di terra palestinese bloccato (e bombardato la scorsa estate) dagli israeliani e tenuto sotto pressione dell’Egitto, sarà un test importante per valutare se e come la nuova lady Pesc potrà voltare pagina nell’approccio a dir poco deludente dell’Ue al Medio Oriente, segnato da ambiguità e debolezze, da profonde divisioni tra i vari Paesi membri e da sostegni solo a parole all’indipendenza palestinese. E’ arduo non essere scettici