Al contrario di quello che si può immaginare, le dimissioni del presidente della Repubblica in Italia non sono un evento raro. Anzi, con l’abbondantemente annunciato addio anzitempo di Giorgio Napolitano al secondo mandato, la fine anticipata dell’incarico al Colle diventerà la regola più che l’eccezione.

Dal primo gennaio 1948 a oggi abbiamo avuto undici presidenti della Repubblica (e uno solo, l’attuale, con un doppio mandato). Con Napolitano saranno sei quelli ad aver lasciato con le dimissioni e non a scadenza naturale; prima di lui Segni, Leone, Pertini, Cossiga e Scalfaro. Nel caso di Pertini e Scalfaro furono dimissioni solo tecniche, di pochi giorni, decise per anticipare l’ingresso al Quirinale dei successori, eletti entrambi al primo scrutinio. Politiche (e polemiche) invece le dimissioni di Cossiga, che anticipò di oltre due mesi la fine del mandato quando già in parlamento era partita la procedura per la messa in stato d’accusa e quando era in rotta con tutti i partiti, compresa la Dc dalla quale si era dimesso. Le sue dimissioni consentirono anche di evitare quell’«ingorgo istituzionale» tra formazione del governo ed elezione del capo dello stato che si è invece verificato nel 2013 con la scadenza del primo mandato di Napolitano.

Giovanni Leone, tirato in ballo nello scandalo Locheed da accuse che furono poi giudicate false, abbandonato dalla Dc e attaccato dal Pci, si dimise nel 1978 con sei mesi e mezzo di anticipo sulla scadenza naturale, annunciando la decisione con un discorso in tv (discorso che fece anche Cossiga).

Antonio Segni invece fu costretto alle dimissioni per anticipare il parlamento, che avrebbe dovuto altrimenti procedere alla sua sostituzione per «impedimento permanente» dopo che il presidente era stato colto da malore al Quirinale nei giorni in cui veniva alla luce il suo coinvolgimento nel golpistico «piano solo». Brevissimo, infine, ma per altre ragioni, il mandato presidenziale di Enrico De Nicola, passato da capo provvisorio dello stato a primo presidente della Repubblica con l’entrata in vigore della Costituzione il 1 gennaio 1948 e sostituito al Quirinale quattro mesi dopo da Luigi Einaudi, dopo la prima elezione del presidente dal parlamento in seduta comune.