Subito dopo essere stato condannato in appello per il caso Terremerse, Vasco Errani si dimette. Chiudendo così, con qualche mese di anticipo sulla scadenza naturale della legislatura, la sua lunghissima esperienza politica alla guida della regione Emilia Romagna. «Ho sempre messo l’istituzione davanti a ogni altra considerazione – fa sapere Errani con una nota ufficiale – e non cambio ora. Non si faccia nessuna confusione: quanto subisco io personalmente non diventi fango per l’istituzione. Per questo intendo rassegnare subito le mie dimissioni, e nel farlo rivendico il mio impegno e la mia onestà lungo tutti questi anni. E la mia piena innocenza anche in questo fatto specifico».

Presidente regionale dal 2000 e arrivato quindi al crepuscolo del suo terzo mandato, Errani è stato condannato dalla Corte d’appello di Bologna a un anno di reclusione per falso ideologico in atto pubblico. Con lui sono stati condannati a un anno e due mesi, per falso ideologico e favoreggiamento, i dirigenti regionali Filomena Terzini e Valtero Cazzotti. Secondo le accuse, questi ultimi sarebbero stati istigati dal governatore a scrivere una relazione che nel 2009 fu inviata alla procura bolognese, per dimostrare la regolarità dell’operato della Regione nell’erogazione di un finanziamento di un milione di euro alla cooperativa agricola Terremerse, presieduta dal fratello del presidente regionale, Giovanni Errani. Il quale è attualmente imputato, in primo grado, per truffa ai danni della Regione.
La storia del finanziamento alla coop Terremerse era stata rivelata nell’autunno del 2009 dal quotidiano di casa Berlusconi Il Giornale. Con una serie di articoli – alla vigilia delle elezioni regionali 2010 – era stato ipotizzato che l’impresa vitivinicola guidata da Giovanni Errani avesse ottenuto tre anni prima le erogazioni pubbliche senza averne diritto. E Il Giornale aveva anche adombrato che dietro il finanziamento ci fosse la longa manus del governatore. Lo scontro politico fu ulteriormente acceso dalla decisione della Regione di aprire un’indagine amministrativa interna, le cui conclusioni assolutorie furono (accanitamente) discusse in consiglio regionale, e in parallelo inviate alla procura. Che nel frattempo aveva iniziato a indagare su quel finanziamento, erogato per la realizzazione di una cantina sociale a Imola.

In quello che è restato il filone principale dell’indagine, i pm bolognesi si sono convinti che la coop Terremerse aveva ottenuto l’erogazione del milione anche se non era riuscita a realizzare la cantina sociale entro i termini specificati nel bando. Di qui la richiesta di rinvio a giudizio per Giovanni Errani e due suoi collaboratori, accusati di truffa e falso ideologico e attualmente sotto processo in tribunale. Lì dove, con rito abbreviato, è già stato condannato a un anno e due mesi il funzionario regionale Aurelio Selva Casadei nel quadro della stessa inchiesta.
In parallelo la pm Antonella Scandellari aveva indagato sulla relazione della Regione, finendo per chiedere e ottenere il rinvio a giudizio di Vasco Errani e dei due funzionari Terzini e Cazzotti. Il processo con rito abbreviato si era chiuso alla fine del 2012 con una assoluzione generale: per il giudice dell’udienza preliminare Bruno Giangiacomo la relazione, pur imprecisa, non era sufficiente a provare che Vasco Errani avesse istigato i funzionari regionali a scrivere il falso, per cercare di coprire il fratello dalle indagini della magistratura. «Il fatto non sussiste» per Errani e «non costituisce reato» per i due funzionari, aveva sentenziato il gup. Di avviso opposto la procura, che aveva fatto subito ricorso in appello. Lì dove ieri i tre imputati, su richiesta anche della procura generale, sono stati condannati. «E’ una sentenza sconcertante, faremo ricorso in Cassazione – ha anticipato l’avvocato Alessandro Gamberini che difende Vasco Errani – leggeremo le motivazioni per capire come ha ragionato la corte, ma io resto del parere che Errani è innocente e non c’è nulla che provi una sua istigazione al falso»