La prima procedura di licenziamento collettivo annunciata en passant. Alla fine di un tavolo al ministero dello Sviluppo in cui si parlava del problema generale di tutto il settore dei corrieri, l’amministratore delegato di Sda Paolo Rangoni ha annunciato l’apertura di una procedura di licenziamento collettivo. Discutendo con il viceministro Teresa Bellanova e con i sindacati confederali – «Non accetteremo nessun licenziamento, neanche negli appalti», gli ha risposto il segretario nazionale della Filt Giulia Guida – , Rangoni l’ha motivata come «cautelativa» per poi derubricarla a «procedura per cassa integrazione» parlando con le agenzie all’uscita dal ministero, ma confermando «l’apertura della procedura 223 (la legge del 1991 per i licenziamenti collettivi, ndr)», dimostrando dunque di non conoscere bene la materia. «Dobbiamo essere bravi a ripristinare il servizio con qualità, ma non sappiamo quanto tempo ci vuole – ha proseguito Rangoni – fondamentale è l’avvio di un tavolo per l’intero settore della logistica, come annunciato dal governo» e che si dovrebbe tenere il 19 ottobre.

Comunque sia, l’annuncio mette comunque a rischio tutti i 1.500 dipendenti diretti del corriere di proprietà di Poste – e dunque pubblico. Figurarsi i 8.500 dipendenti fra appalti e subapplati che ruotano attorno a Sda con cooperative che hanno già cominciato a licenziare e a richiedere riduzioni di orari con accordo sindacale. La motivazione addotta da Rangoni è sempre la stessa: il calo di lavoro dovuto al blocco del magazzino di Carpiano (Milano). Ma il Si Cobas – protagonista del picchetto a Carpiano, oggetto di un raid fascista dei padroncini il 26 settembre – accusa apertamente l’azienda di una serrata voluta per fallire scientemente e farsi acquistare da Amazon.
La scorsa settimana rispondendo ad una interrogazione parlamentare il ministro Giuliano Poletti negava alcuna procedura di licenziamento in tutto il gruppo. Dovrà rivedere la sua posizione.
Il tutto mentre il prefetto di Milano aspetta da più di una settimana di poter chiudere l’accordo che permetterebbe di sbloccare la situazione di Carpiano, garantendo ai lavoratori i diritti precedenti al cambio di appalto – che la cooperativa Ucsa da una settimana è d’accordo a concedere. «La lotta dei lavoratori ha smascherato la volontà di Sda di vendere ad Amazon- spiega Gino Orsini, responsabile Si Cobas di Milano – e ora per non perdere la faccia saranno costretti a far firmare l’accordo alla Fenit (la confindustria della logistica, ndr) e a terminare una serrata che va vanti da due settimane». A dimostrazione della «serrata» lo Si Cobas cita l’uscita da Carpiano dei tir che hanno trasferito le merci deperibili.