Promette colpi di scena, thriller, lacrime e una buona dose di mistero il programma della Settimana della critica (27 agosto – 6 settembre) presentata ieri alla Casa del cinema dalla commissione di selezione composta da Nicola Falcinella, Giuseppe Gariazzo, Anna Maria Pasetti, Luca Pellegrini con Francesco Di Pace delegato generale. Attenta nella scelta soprattutto a una certa visione esigente di cinema, sarà anche per questo che la Sic ha conquistato molto spesso il premio Leone del Futuro opera prima Luigi De Laurentiis, in particolare negli ultimi tre anni, proponendo veri e propri «casi» come Zoran il mio nipote scemo di Matteo Oleotto e scoperto nel corso degli anni (la Sic in Italia è nata nell’84) autori esordienti come Olivier Assayas, Carlo Mazzacurati, Mike Leigh, Pedro Costa, Pablo Trapero, Abdel Kechiche, Gianni Di Gregorio.
Sono sette esordi che concorrono al premio Opera prima più un evento speciale fuori concorso che chiuderà la Settimana Arance e martello di Diego Bianchi in arte Zoro, autore dell’unica commedia della Settimana, genere che prevale oggi nella produzione italiana, ma questo dovrebbe avere in più l’elemento di mobilitazione politica, su un fatto accaduto tre anni fa a Roma dove la chiusura del mercato di via Orvieto provocò le proteste della popolazione e il coinvolgimento della locale sede del Pd.
Per il resto il programma offre film piuttosto drammatici. Anzi preparate i fazzoletti, avvertono, quando sarà la giornata del film italiano in concorso: Dancing with Maria di Ivan Gergolet (coproduzione italo argentino slovena, firmata per l’Italia dallo stesso produttore di Zoran): si tratta di un documentario, scelto per la sua qualità cinematografica, dicono i selezionatori, non per restare sulla scia di una moda, che ha come protagonista María Fux una coreografa novantenne di Buenos Aires che fa danzare anche i disabili, «un cuore che danza e fa danzare anche chi non può muoversi». Ma non si tratta di un ritratto biografico, dice il regista: «È stato un lavoro di quattro anni cominciato nel 2010 quando ho incontrato per la prima volta Maria Fux e abbiamo capito che dietro alla sua figura di artista e di donna c’era una storia importante. Quello che mi affascinava non era tanto la sua biografia quanto seguire le storie che si intrecciavano nel suo studio».
Dopo l’evento speciale di apertura fuori concorso in prima internazionale Melbourne di Nima Javidi, film iraniano presentato come un film-prigione, opera di atmosfere, interpretato da Payman Maadi (Una separazione), potremmo mettere al centro del programma per la sua attualità il film palestinese Villa Touma di Suha Arraf che il pubblico ben conosce come sceneggiatrice di Il giardino di limoni, passato in tv in questi giorni come miglior commento di quanto sta accadendo. Racconta una terra di nessuno, una villa in cui tre sorelle viivono come nel passato. I Dardenne come produttori sponsorizzano Terre battue di Stéphane Demoustier con l’attore feticcio Olivier Gourmet, padre di un giovane tennista di grande talento nel vortice della crisi economica. Il mistero è concentrato nel film serbo, storia di un ragazzo selvaggio scoperto prima del conflitto e costretto a tornare nei luoghi della Bosnia dove era cresciuto senza più poterli riconoscere: Nicije Dete (Figlio di nessuno) di Vuk Rsumovic ed anche ombre si allungano nel film di diploma del regista tedesco Timm Kröger Zerrumpeltz Herz (Cuore frantumato) tutto ambientato in un bosco dove si inoltra alla ricerca di un amico musicista scomparso una coppia sul finire degli anni ’20, dramma con sospetto di thriller dal rigore stilistico impeccabile, assicurano i selezionatori.
Dei trecento film selezionati provengono dall’oriente il cinese Binguan (Una bara da seppellire) di Xin Yukun, thriller della oscura provincia del sud, il film vietnamita Flapping in the middle of Nowhere, agitarsi nel mezzo del nulla di Nguyen Hoang Diep, storia di ossessioni e sessuali, definito: «il film shock della Settimana della Critica».