Nel viterbese c’è tanto da fare per tutelare l’acqua per i vari usi. Ne parliamo con Antonella Litta, medico, referente dell’Associazione medici per l’ambiente – Isde, attivista ecopacifista ed equo-solidale.

Tre laghi vulcanici – Vico, Bracciano, Bolsena. Ognuno ha la sua croce.

Il lago di Bracciano soffre di un eccesso di captazione, anche a servizio della città di Roma; sarebbe necessario un monitoraggio costante e attento dei prelievi, che in una fase di siccità prolungata come questa possono determinare gravi danni all’ecosistema lacustre. Quanto al lago di Vico, dal quale viene captato il grosso del fabbisogno idrico per la popolazione di Caprarola e Ronciglione, ha un ecosistema degradato da decenni. Marcata riduzione del quantitativo di ossigeno, aumento della clorofilla e della biomassa algale, con massicce fioriture dell’alga rossa e altri cianobatteri, microrganismi capaci di produrre una serie di cianotossine patogene, fra cui la microcistina LR, classificata come cancerogena, tossica per esseri umani, flora e fauna. Le cause all’origine del degrado di questo ecosistema sono l’uso ultradecennale di fertilizzanti chimici nelle aree coltivate a noccioleto in prossimità del lago. I sistemi di potabilizzazione risultano inefficaci e da anni si susseguono nei due Comuni ordinanze di non potabilità delle acque negli acquedotti. Evitiamo che accada lo stesso al lago di Bolsena, anch’esso minacciato dalla coltivazione del nocciolo.

Che fare per tutelarli? Cosa chiedete, anche come Isde?

Intanto il rifornimento di acqua potabile per le popolazioni di Caprarola e Ronciglione con sistemi alternativi. Occorrono poi riforme urgenti rispetto al modello agricolo monocolturale. Va privilegiato il modello agroecologico, evitando l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti. In particolare per i noccioleti, che sottraggono quantità enormi di acqua e si dovrà anche evitare l’irrigazione continua, introducendo tecnologie per il risparmio idrico oltre che impianti di recupero delle acque reflue.

Alle acque che non si recuperano si aggiungono le perdite degli acquedotti…

La rete perde oltre il 47 per cento dell’acqua immessa in rete. Sarebbe stato bene investire le risorse del Pnrr nel risparmio idrico, prevedendo un nuovo sistema di reti, acquedotti e apparati di potabilizzazione.

In alcune aree del viterbese si aggiunge la questione dell’arsenico nell’acqua.

C’è un deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia europea perché alcuni comuni del viterbese continuano ad avere quantitativi di arsenico superiori a quelli previsti dalla legge ovvero dieci microgrammi per litro, il che significa che continua l’esposizione quotidiana all’arsenico, tramite acque e cibi, con gli inevitabili rischi per la salute dei residenti. E questo perché i dearsenificatori non funzionano in modo efficace e continuo.