Proteggere la birra, proteggendo l’acqua… certo non manca la fantasia al fronte ambientalista europeo che ha lanciato la campagna #ProtectWater.

Eppure è proprio così: come hanno sottolineato anche alcuni produttori di birra aderendo alla campagna, questa bevanda non potrebbe esistere senza acqua di qualità. Che cosa diremmo, del resto, se al bancone di un pub ci offrissero una birra con l’aspetto, l’odore o il sapore dell’acqua sporca? O se, invece di un bel boccale fresco e dissetante, insieme alla pizza ci portassero un misero mucchietto di luppolo secco?

Queste immagini sono richiamate in un video virale destinato ai social network nell’ambito della campagna di oltre 100 ONG europee, guidate dal WWF Europa e da altre organizzazioni, per chiedere alla Commissione Europea di ribadire l’efficacia della Direttiva 2000/60 «Acque» che fino ad oggi ha consentito di proteggere fiumi, laghi, torrenti, zone umide e falde acquifere.
La campagna online, diffusa in tutti i paesi europei attraverso il web, è portata avanti in Italia da una coalizione di 20 tra enti e associazioni (AIPIN, APR, ARCI, Associazione Watergrabbing, CATAP, CIRF, ProNatura, FIPSAS, Gruppo 183, INU, Italia Nostra, Kyoto Club, Legambiente, LIPU, SIEP, SIGEA, Slow Food, Spinning Club Italia, TCI e WWF) ed ha come scopo di incoraggiare i cittadini europei a partecipare a una consultazione pubblica avviata dalla Commissione Europea. Questa consultazione, la cui scadenza è fissata al 4 marzo 2019, rappresenta l’unica opportunità per i cittadini di esprimere la propria opinione sul tema e la campagna #ProtectWater fornisce uno strumento facile per chiedere che questa direttiva mantenga, e anzi aumenti, forza ed efficacia. Sui siti del WWF Italia (www.wwf.it) e delle altre associazioni aderenti uno speciale I-Frame permetterà ai cittadini di esprimere il proprio appoggio alla Direttiva inviando un messaggio alla Commissione.

E vi è davvero un grande bisogno di difendere la Direttiva «Acque» e tutte le normative nazionali di settore che da essa dipendono. Gli ecosistemi di acqua dolce sono tra i più minacciati sul pianeta e in Europa le cose non vanno diversamente. Il 60% delle acque del nostro continente non si trova in uno stato classificato come «buono», dato che gli stati membri hanno permesso di sovra-sfruttare questa risorsa causando danni permanenti alle «fonti» principali, costruendo dighe e altre infrastrutture distruttive, diffondendo un’agricoltura insostenibile.

La situazione delle acque italiane è poi allarmante: solo il 43% dei 7.494 corsi d’acqua esaminati si trova in un stato ecologico «buono», mentre il 41% è ben al di sotto dell’obiettivo di qualità e un 16% non è stato nemmeno classificato. Ancora più grave la situazione dei 347 laghi, di cui solo il 20% è in regola con gli standard di qualità. E non va meglio per le acque sotterranee dove solo il 57% dello stato chimico degli 869 corpi idrici considerati è «buono» e una gran parte non è stata nemmeno classificata. Tutto ciò ha provocato all’Italia procedure di infrazione avviate o giunte al termine come nel caso della condanna per gli oltre 70 centri urbani di 18 regioni sprovvisti di reti fognarie o di sistemi di trattamento delle acque di scarico.

Tale situazione è anche l’effetto del ritardo nell’applicazione proprio della Direttiva «Acque» che, quindi, non deve essere indebolita, ma al contrario rafforzata e resa ancora più stringente!

Solo in questo modo i corsi d’acqua, i laghi e le zone umide potranno continuare a garantire i fondamentali servizi ecosistemici che ci forniscono giornalmente … e noi potremo continuare a berci una buona birra!