La corruzione nella sanità costerebbe 6 miliardi all’anno. Lo sostiene un rapporto curato da Transparency Italia, Censis, Ispe-Sanità e Centro ricerche e studi su sicurezza e criminalità «Curiamo la corruzione». I settori più esposti a questo rischio sono quelli degli acquisti di beni e servizi (82,7%), della realizzazione di opere (66%) e dell’assunzione di personale (31,3%). Secondo i dirigenti delle strutture sanitarie interpellati solo un’azienda sanitaria su 5 prevede misure di prevenzione. Quasi 4 strutture sanitarie su 10 hanno avuto problemi di corruzione negli ultimi 5 anni.

L’indagine ha coinvolto 151 strutture sanitarie, non riguarda fatti, ma la «percezione della corruzione». In questa logica il 76,7% dei dirigenti ritiene che esista un «rischio» corruttivo nella propria struttura. Ben il 37,2% delle strutture inchiestate ha registrato un episodio di corruzione nell’ultimo quinquennio. Solo 1 ente sanitario su 4 ha adempiuto agli obblighi di legge contro la corruzione. Il 40,3% degli enti non ha pubblicato i rischi di corruzione né le misure di prevenzione nel proprio piano di prevenzione della corruzione. Solo il 33,8% degli enti ha svolto un’analisi parziale dei rischi corruttivi. Le regioni con la più alta percentuale di aziende che non adempiono agli obblighi anticorruzione sono il Molise (100%), la Calabria (88,9%), la Campania (60%) e la Sicilia (57,9%). Il rapporto quantifica in un miliardo il totale dei risparmi che è possibile realizzare tagliando gli «sprechi».

La «spending review» è stata condotta sin dal 2009, quando in realtà sono iniziati i veri tagli al sistema sanitario nazionale. Per il rapporto gli «sprechi» sarebbero diminuiti in media del 4,4% annuo, ma in proporzione alla spesa complessiva è rimasto costante. Risorse aggiuntive potrebbero arrivare dalla spesa per pulizia, lavanderia e mensa se gestite più efficacemente. Per l’enorme giro di affari che ha intorno «la sanità è un terreno di scorribande da parte di delinquenti di ogni risma. Abbiamo comunque una sanità che assicura standard elevatissimi – ha detto il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Raffaele Cantone – Siamo intervenuti mettendo in campo un nuovo piano anticorruzione concordato anche con i tecnici del ministero della Salute». «Ormai la corruzione si è trasformata e la mazzetta tradizionale è rimasta quasi un ricordo».

Il trend è comunque «stabile – ha aggiunto – ma la sanità si conferma ai primi posti per rischi corruttivi». È stato annunciato un «nuovo piano anticorruzione concordato anche con i tecnici del ministero della Salute».