C’è una spina nel fianco del pontificato di papa Francesco che periodicamente ritorna in superficie e sembra impossibile estrarre: la pedofilia del clero. Stavolta le accuse, formulate da un alto prelato, mons. Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico (ambasciatore) negli Usa, toccano direttamente il papa.

Francesco avrebbe ignorato le informazioni che lo stesso Viganò gli avrebbe comunicato circa gli abusi su minori e seminaristi compiuti dall’ex arcivescovo di Washington, Theodore McCarrick (oggi 88 anni), destituito da cardinale solo lo scorso 27 luglio, quando il pontefice ne ha accettato le dimissioni, disponendo contestualmente «la sua sospensione dall’esercizio di qualsiasi ministero pubblico» e l’obbligo di «una vita di preghiera e di penitenza», fino al chiarimento delle accuse.

Sull’aereo che domenica notte lo ha riportato a Roma da Dublino, dove si era recato per l’Incontro mondiale delle famiglie, interpellato dai cronisti, Francesco ha scavalcato la domanda. «Ho letto quel comunicato» (di Viganò), ha risposto il papa. «Leggetelo attentamente e fate il vostro giudizio. Io non dirò una parola su questo. Credo che il comunicato parla da sé, e voi avete la capacità per trarre le conclusioni. Quando sarà passato un po’ di tempo, forse io parlerò». Discorso chiuso, in modo decisamente sbrigativo.

Il «comunicato» di monsignor Viganò è in realtà una lunga testimonianza (11 pagine) che domenica è stata pubblicata in Italia dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro La Verità e sul blog del vaticanista della Rai Aldo Maria Valli (da qualche tempo attestato su posizioni molto critiche rispetto a Bergoglio), negli Usa sul conservatore National Catholic Register.

Un dossier in cui si documenta, coinvolgendo prelati come Sodano, Bertone e Parolin, come fin dal 2000 in Vaticano sapessero della «condotta immorale» di McCarrick, che tuttavia nel 2001 venne fatto cardinale da papa Wojtyla.

Nel 2006 e nel 2008 fu lo stesso Viganò (all’epoca officiale della Segreteria di Stato, delegato per le rappresentanze pontificie) a consegnare ai suoi superiori diversi rapporti sugli abusi sessuali che McCarrick avrebbe commesso, ma solo nel 2010 papa Ratzinger sarebbe intervenuto, disponendo che il cardinale statunitense «doveva lasciare il seminario in cui abitava» e proibendogli «di celebrare in pubblico, partecipare a pubbliche riunioni, dare conferenze, viaggiare, con obbligo di dedicarsi ad una vita di preghiera e penitenza».

Sanzioni che però non furono mai applicate, grazie anche alla connivenza dell’arcivescovo di Washington, il cardinale Wuerl, successore di McCarrick, dimessosi per raggiunti limiti di età.

Tanto che il 23 giugno 2013, ricevuto dal neoeletto papa Bergoglio, Viganò (da due anni nunzio negli Usa), riferì a Francesco le informazioni su McCarrick: «Se chiede alla Congregazione per i vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi a una vita di preghiera e penitenza».

Anche in questo caso non accadde nulla, fino alla destituzione di luglio. Ecco perché Viganò conclude il suo documento chiedendo che, «in coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a cardinali e vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti loro».

Che valore dare alle parole di Viganò? Da un lato c’è da dire che l’ex nunzio è un arrampicatore la cui carriera è stata stroncata già dai tempi di Bertone (il trasferimento a Washington è stato il classico promoveatur ut amoveatur) e che la sua denuncia – rilanciata dall’opposizione da destra a papa Francesco – arriva con un ritardo incomprensibile.

Dall’altro occorre ricordare che già nel caso dello scandalo pedofilia in Cile, inizialmente Francesco minimizzò, per poi fare retromarcia, riconoscere le proprie responsabilità e iniziare a rimuovere vescovi prima difesi a spada tratta. Sicuramente è la conferma della gravità della questione pedofilia nella Chiesa e di uno scontro di potere in Vaticano sempre acceso